Adagio
“Manuel!” grida uno stellare Pierfrancesco Favino nei panni der Cammello – ex killer psicopatico della Banda della Magliana che sta marcendo corroso da un cancro – prima di donare, come Cristo, quello che resta della sua vita per salvare quella di un ragazzino, per l’appunto Manuel, figlio di Daytona, boss della Banda e suo ex amico fraterno. Questo un piccolo spoiler sul film del 2023 di Stefano Sollima Adagio. Cast stellare, risultato carino, non all’altezza della serie Romanzo Criminale o di Gomorra, però comunque capace di prenderti e tenerti lì fino alla fine.
Insomma er Cammello come Cristo.
Er Cammello, cristico, offre la sua vita per salvare Manuel, il figlio di Daytona, boss della Banda.
Ma chi erano i veri, reali boss della “famigerata Banda della Magliana”?
Erano davvero come poi sono stati mitizzati dal libro di Giancarlo de Cataldo, Romanzo Criminale, poi reso film e serie tv?
Erano davvero uomini magnanimi, pieni di slanci romantici, abitati da una sete di gloria quasi poetica, da sentimenti di fratellanza, da moti amorevoli nei confronti di giovani ragazze per bene?
Sono stati davvero capaci di slanci addirittura cristici, e di dare la vita per il prossimo, tipo er Cammello nel film Adagio?
A ben guardare mi pare si sia proiettata, con questa narrazione, l’esigenza di autentici testimoni di nobiltà, magnanimità, romanticismo, totalmente assenti o quasi nel mondo d’oggi, sulle vite di criminali che hanno, nella verità, propagato nel mondo veleno, dolore e morte, per foraggiarsi l’ego.
Abbiamo forse bisogno “di cristi” e ce li andiamo a cercare frugando nelle miserie fascinose dei boss della Banda della magliana?
Potrebbe darsi. Le uniche parole di senso su tale narrazione le ho comunque sentite dire da Renzo Danesi, che la Banda della Magliana l’ha fondata dal principio, che quella storia se l’è vissuta sul serio, dal vivo.
Danesi, oso dire, è uomo di una certa sensibilità ed intelligenza. Oggi sconta le sue condanne per omicidio e fa teatro nelle carceri, per raccontare la sua versione dei fatti.
In una nota intervista per un documentario sulla banda ha detto: “Non so cosa possa trovarci di affascinante la gente su quello che abbiamo fatto. Questo mito che si è creato mi mette a disagio”.
Incredibile che a dire parole simili debba essere uno che “stava cor Libanese”.
Giacomo Fagiolini