Che fine ha fatto Testaccio?
Ragazzi Testaccio è morto. Testaccio come luogo di movida romana è stato spazzato via dalla Pandemia e dal clima mefitico del nostro tempo.
Magari, come al solito, esagero.
È venuto un amico a trovarmi da Milano. Un caro, grande amico.
Mi fa “oh, ho voglia di uscire, portami in un posto un po’ vivo”.
Era sabato sera, l’ho portato a Testaccio.
Io ci andavo a suonare a Testaccio. C’era la gente per strada che a volte riempiva buona parte di via Nicola Zabaglia, davanti al primo campo storico della Roma.
Era pieno di locali, pieno di giovani, pieno di vita. C’era il Charro, il Contestaccio.
La Pandemia ha creato il vuoto, il 90% dei locali hanno chiuso. Ho sentito la desolazione affondare i denti sulla carne della mia anima di boomer pingue.
Abbiamo beccato un buttafuori di uno dei pochi locali aperti, abbiamo chiesto se fosse sempre così la situazione.
La sua disamina, degna di nota, riporto in questo scritto. Non ricordo le esatte parole ma il senso era che essendo noi precipitati in una cultura totalmente ego-riferita, ed essendosi dunque smarrita ogni rete sociale e comunitaria, al pari di ogni autentico slancio di aggregazione politica, la città ci marcisce intorno e noi neanche ce ne accorgiamo perché siamo inghiottiti dagli smartphone.
Siamo perduti, è la nostra fine.
L’Italia risorgerà, certo, ma solo dopo la morte dell’Italia che siamo noi.
La morte è appena cominciata.
Giacomo Fagiolini