Il Gladiatore 2, meno valori più spettacolo
Video-tecnologia e Intelligenza Artificiale avanzano velocemente anche nel cinema, facendo schizzare in alto anche le possibilità di spettacolo, azione travolgente e luoghi smisuratamente immaginifici della storia antica. È quello che succede con questo sequel – sempre per la regia di Ridley Scott – dell’omonimo film del 2000, vincitore di cinque Premi Oscar. L’attacco della flotta romana alla Numidia è veramente qualcosa di grandioso per scenario e combattimenti. Così come il successivo ritorno sulle coste del Lazio, passando per Anzio, fino a una Roma urbanisticamente, architettonicamente, politicamente tanto gloriosa quanto lussureggiante, folle e corrotta. Marco Acacio, il conquistatore della Numidia, si trascina dietro un esercito di uomini e donne da usare come schiavi. Tra questi, però, anche un prezioso carico di combattenti destinati a impugnare il gladio al Colosseo, contro le bestie feroci, sia animali che umane, comprese quello col pollice dritto o verso sul trono imperiale. A regnare insieme sono i due fratelli Geta e Caracalla. Siamo più o meno nel 211 d. C. I più o meno, le approssimazioni, gli accomodamenti, le forzature e anche le falsificazioni storiche, d’altronde abbondano nel film. È spettacolo, infatti, non saggio storico: The show must go on!
Annone è il più valoroso dei capi militari catturati da Marco Acacio in Numidia. È venduto a Macrino, mercante di schiavi e gladiatori, tessitore di una rete di ricche scommesse clandestine e intrighi di palazzo, e per questi assurto proprio dopo Caracalla al trono e all’oro imperiale nel 217. Macrino favorisce l’ascesa gladiatoria di Annone e la sua sete di vendetta contro Acacio, con l’unico obiettivo di favorire la propria sordida infiltrazione al vertice dell’Impero. E il film si snoda su questi due filoni paralleli. Gloria gladiatoria e popolare di Annone al Colosseo e intrigo di congiure confliggenti alle spalle dei due sovrani folli.
A noi appare che proprio quella, non tanto delle congiure in sé, quanto del loro svelamento e svolgimento sia la parte più debole e artificiosa del film. Prescindendo, infatti, dal distorcimento storico ai fini di una più proficuità trama, è proprio tale efficacia narrativa che fallisce, facendo cadere la tensione indotta dalle gesta di Annone. Certamente è molto più efficace, invece, la cosiddetta agnizione, o riconoscimento, che è un topos di tutta l’arte teatrale e poetico-narrativa antica. Nello squarciarsi del velo sul legame sotterraneo tra Annone, il Gladiatore 2, e Massimo Decimo Meridio, il Gladiatore 1, ossia tra il secondo e il primo film, il vertiginoso rotolamento all’indietro imprime una decisa spinta in avanti al precipitare degli eventi.
A proposito di questo contrasto, potremmo notare che mentre quasi tutto il film è sotto il segno delle nuove possibilità virtuali, la parte della congiura rientra più su un livello di riprese e di cliché narrativi già a lungo esperiti, consumati, e ormai fuori sintonia con la tecno-epoca. Per dirla Marshall McLuhan: Il medium è il messaggio, ossia il formato tecnico, lo spazio che racchiude una comunicazione è il suo vero contenuto. Questo potrebbe essere vero anche per ciò che riguarda l’agnizione. Essa, però, è tutta giocata sul filo delle pulsioni e delle azioni più istintive che gelidamente razionali di Annone, ora col nome di Lucius, rientranti nel nuovo registro cine-tecnologico, anche se tengono ben saldi sentimenti, impulsi, idealità di giustizia sì antichi, ma pur sempre nell’attualità vivi. Ed è tale riferimento ai maggiori valori ideali del primo film che dovrebbe riverberare sul secondo per fornire una base più solida alla sua espressione più spostata sulla spettacolarità. Tale riverbero non può che apparire però remoto, non sempre riuscito, e anche segno di mutamenti non solo stilistici per lo stesso Ridley Scott. D’altronde anche il dislivello tra attori e attrici del primo film e quello di questo secondo è di per sé una esplicita e persino onesta dichiarazione registica. Per gli amanti di questo genere cinematografico, il sequel può dirsi in ogni caso riuscito.
Riccardo Tavani