Migranti: è strage di bambini

Claudio Caldarelli Direttore Responsabile

Una foto emblematica, quella che ritrae papa Francesco, che mostra il salvagente di una bambina siriana affogata al largo dell’isola greca di Lesbo. Glielo hanno donato i bagnini spagnoli, di una organizzazione umanitaria, che hanno salvato centinaia di migranti davanti alle coste di Lesbo. Il papa ha accolto in Vaticano 500 bambini, italiani e migranti, provenienti dalla Calabria ed ha mostrato loro il salvagente della piccola ripescata morta sulla spiaggia. Ma il grido di dolore di papa Francesco si perde nel fragore delle onde del Mediterraneo e forse viene udito solo dalle migliaia di migranti che affogano. Unico loro conforto: le parole del papa portate dal vento.
Così, come solo loro, riescono a sentire quella unica accorata voce che implora misericordia e chiede perdono, allo stesso modo, sono sordi i governi e l’Europa, che non raccolgono l’implorazione di papa Bergoglio, anzi lo ignorano infastiditi del suo attivismo sui temi dell’accoglienza e della solidarietà, cioè della carità e della misericordia cristiana. Eppure la maggior parte dei premier europei la domenica va in chiesa, ipocriticamente ad ascoltare le parole del Vangelo.
Nuove tragedie del mare, in questi giorni, più di mille morti affogati, solo ieri 40 bambini. Il presidente Mattarella chiede più cooperazione internazionale, ignorato anche lui come il papa. Il genocidio del mare continua ad affogare migliaia di nostri fratelli. La nave di Medici senza Frontiere riesce a recuperare 600 persone dal mare, prima che affogassero con il loro barcone rovesciato dalle onde. I testimoni raccontano che c’erano almeno 40 bambini in acqua e non sono riusciti a salvarne neanche uno. Una tragedia senza fine. Salvata una minorenne incinta dopo essere stata stuprata. La violenza delle violenze consumate quotidianamente senza che nessuno intervenga. I medici a bordo della nave Bourbon Argos, di Msf, dicono che non è la prima volta, ma una scena che si ripete ogni giorno, centinaia di minorenni vengono stuprate e non solo loro, anche i ragazzi giovanissimi sono vittime di stupro.
Una catastrofe umanitaria annunciata. Una stagione di sbarchi senza fine, che fa saltare il gracile e insufficiente sistema di accoglienza italiano. Oltre 15.000 sbarchi negli ultimi giorni, con più di 700 morti risucchiati nel Canale di Sicilia. Tante donne, molti bambini, caratteristica degli ultimi arrivi, che rende ancora più drammatica la situazione nei centri di accoglienza. Dobbiamo modificare il sistema di accoglienza se vogliamo veramente affrontare la questione dei migranti. Intanto cambiano le rotte degli scafisti, in alcune aree di crisi cambia l’uso politico di immigrati e profughi. Dalla Libia ad esempio, nelle zone sotto il controllo delle milizie, stanno accelerando le partenze con forma di pressione verso l’Italia e l’Europa. Negli sbarchi di questi giorni è cambiata la provenienza dei migranti. Si parte dai porti della Libia, ma a bordo dei barconi ci sono disperati che provengono dalla Somalia, dal Sudan, dove i campi profughi sono diventati vere e proprie città-terra di nessuno sotto il controllo di polizie e milizie corrotte al servizio dei trafficanti umani, dal Eritrea, dal Mali, dalla Nigeria. Si fugge da dall’Africa sub-sahariana, ma anche dall’Egitto. Paese con cui abbiamo firmato un patto di riammissione, condannando ragazzi di venti anni in un paese dove la polizia uccide e tortura, arresta e sequestra come è accaduto con il caso Regeni.
Un dramma umanitario che il governo sottovaluta, anzi affronta con ipocrisia, applicando il reato di clandestinità. Il procuratore di Agrigento Renato Di Natale dice che ci sono gli uffici ingolfati dal reato di clandestinità, sono circa trentamila i procedimenti avviati nel 2015. Precisamente 24.635 fino a tutto il 2015, e sono in aumento, senza che nessuno di questi procedimenti sia andato a buon fine. Il procuratore dell’ufficio giudiziario più in trincea per l’emergenza migranti:”…noi non possiamo che applicare una legge che non è solo inutile ma dannosa e che ci costringe a impiegare enormi risorse umane e finanziarie nel perseguire persone che non osserveranno mai la sentenza. Abbiamo cercato di “aggirare” la norma. Prima avanzando richieste di archiviazione di massa, ma il giudice ce le ha sempre respinte obbligandoci a fare l’imputazione coatta. E poi avanzando una eccezione di incostituzionalità, ma anche questa è stata rigettata. E allora non ci resta che continuare a perdere tempo in questo inutile iter che ingolfa in maniera insostenibile gli uffici giudiziari e investigativi”.
“I profughi sono in pericolo, non un pericolo”. Lo dice papa Francesco ai bambini accolti in Vaticano, a cui ha raccontato la testimonianza di tre soccorritori volontari che nella udienza di mercoledì, gli hanno donato un giubbetto di salvataggio:” Uno di loro mi ha portato questo giubbetto e piangendo mi ha detto: Padre, non ce l’ho fatta. C’era una bambina, sulle onde, ma non ce l’ho fatta a salvarla. E’ affogata. E’ rimasto solo il giubbetto ed è questo, è il giubbetto di quella bambina. Lo tenga Lei. Non voglio rattristarvi, ha proseguito papa Francesco, ma voi siete coraggiosi e conoscete la verità. Sono in pericolo: tanti ragazzi, bambini, bambine, uomini, donne, sono in pericolo. Pensiamo a questa bambina; come si chiamava? Ognuno di voi le dia il nome che vuole, nel suo cuore”.

di Claudio Caldarelli