Pupazzi e burattini

Vi ricordate il pupazzo Rockfeller? Il ventriloquo José Luis Moreno si posizionava al suo fianco, gli ficcava un braccio dietro e poi gli faceva dire cose ridicole, per far ridere grandi e piccini. Erano gli anni ’80 ma, per i nostalgici di quell’era felice, c’è una bella notizia: Rockfeller è vivo ed è tra noi. Ora si fa chiamare Matteo Salvini e il braccio che lo anima è quello del grandissimo burattinaio Silvio Berlusconi. Chi si è perso il video delle ultime consultazioni, lo recuperi assolutamente in rete: la Meloni, in linea con gli ultimi studi sull’Egitto, stava fissa come una mummia – sguardo al vuoto – in devoto silenzio, come da tradizione fallocratica fascista, Salvini leggeva meccanicamente un elenco di promesse al vento e, contemporaneamente, Berlusconi elencava con le dita, sottolineando ogni punto col labiale, per controllare che il leader del Carroccio non sbagliasse a leggere, cosa del resto plausibile. Nel finale il Cavaliere – sofferente per il suo ruolo da comprimario – non ha resistito e, dopo aver dato una spintarella ai due lacchè, si è impossessato del microfono e ha rovinato tutte le belle parole di Salvini con una frecciata inutile al Movimento 5 Stelle; quello che dovrebbe appoggiarli al Governo, per intenderci. Qualcuno si è chiesto come mai il leader (de facto) della coalizione si faccia trattare come una marionetta da Berlusconi, la risposta è ovvia: perché è una marionetta. Non per indole, anzi la sua naturale predisposizione all’avidità e al potere lo renderebbero un capetto di tutto rispetto, ma il problema è che la mano che Berlusconi gli ficca dietro finisce dritta nella tasca dove tiene il portafoglio.
La Lega infatti ha un problemino pendente con la Giustizia e gli ultimi risvolti (sicuramente messi in conto da Salvini) hanno aggravato la situazione. Dopo il maxi-sequestro predisposto dai magistrati per i famosi 48 milioni di euro fregati da Belsito e Bossi con i rimborsi truffa, la Cassazione ha accolto il ricorso dei pm che prevede che le somme possano essere recuperate anche dalle future entrate. Nasconderli bene, in pratica, non è servito a nulla e – dunque – il grande exploit elettorale e il conseguente afflusso di denaro pubblico che potrà arrivare, dovrà servire a pagare i debiti, com’è giusto che sia.
Questo significa che Salvini è indissolubilmente legato al Cavaliere e che non potrà sostenere in alcun modo i costi di una nuova campagna elettorale, a meno di non togliersi quella mano da dietro, e per farlo dovrebbe ficcarcene un’altra parimenti danarosa. È assurdo che un partito venga sostenuto economicamente da aziende private, i cui proventi non sempre sono stati chiari, e diretto dall’esterno da un ricco e anziano pregiudicato che ne detta linee politiche e discorsi programmatici. Ma del rapporto tra Grillo, la Casaleggio Associati e il M5S, parleremo un’altra volta.

di Marco Camillieri

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