L’abutto u po’ cridire u diunu?

Il sazio può capire l’affamato? recita un proverbio calabrese. No, se è un Ministro con la pancia piena, con tutta probabilità non potrà capire le ragioni che spingono a salire su una barca di fortuna per affrontare il mare e le onde. E se un Ministro non riesce a capire l’affamato, allora questo, agli occhi del Ministro, diventa un fuorilegge quando esercita il diritto ad esistere, diventa un maleducato a cui non è stato insegnato il senso di responsabilità, diventa un vile che scappa, diventa uno stolto che decide incoscientemente di morire in mare insieme ai suoi figli, a sua moglie, ai suoi fratelli.

Quando non capiamo, o non vogliamo capire le ragioni dell’altro, guardiamo al nostro ombelico. Non ci sfiora neanche per un attimo il dubbio che anche solo provarci, anche il tentare di salvarsi, è un atto di responsabilità quando l’alternativa del restare è un deserto arido dove l’unico suono è quello delle armi, dove si viene stuprati in silenzio, dove gli esseri umani valgono meno di un granello di sabbia.

Il Ministro in giacca e cravatta non può capire l’affamato di vita. Non riesce a mettersi nei panni intrisi di acqua salata, ridotti a brandelli dal mare e lasciati su una spiaggia non appena si riesce a toccare terra, quando si riesce ad arrivarci. Quando qualcuno fa di tutto perché l’affamato di vita raggiunga la terra ferma. A Crotone decine di affamati di vita non ci sono arrivati, o ci sono arrivati cadaveri. Cadaveri di bambini che nessuna madre avrebbe dovuto, secondo il Ministro, mettere su quella barca. Il sazio può capire davvero una madre affamata di vita per se stessa e per i propri figli? Può capire un padre che mentre annega tiene le braccia in alto nell’estremo tentativo di risparmiare suo figlio al mare? No, altrimenti non avrebbe pronunciato parole così disumane come quelle che siamo stati costretti a sentire: “Io non partirei perché sono stato educato alla responsabilità….non devono partire, questo messaggio è etico, non bisogna esporre donne e bambini a situazioni di pericolo”. Parole aliene, di chi non ha idea, o finge di non averla, delle situazioni di pericolo da cui scappano e per cui sfidano il mare.

E no, l’abutto nu po’ cridire u diunu.

Nicoletta Iommi

Print Friendly, PDF & Email