Tre attiviste in Italia per sostenere il diritto all’obiezione alla guerra in Ucraina, Russia e Bielorussia

Si chiamano Katerina Lanko, Olga Karach e Darya Berg le tre donne provenienti rispettivamente da Ucraina, Bielorussia e Russia arrivate in Italia per sostenere pacifisti, obiettori e disertori dei loro Paesi, molti dei quali detenuti in carcere.

Invitate dal Movimento nonviolento le tre attiviste svolgeranno un tour  in diverse città italiane unendosi alla grande mobilitazione “Europe for Peace” nel primo anniversario della guerra.

La prima tappa si è svolta lunedì 20 febbraio presso la sala consiliare del Comune di Fiumicino. Le tre donne si sono poi spostate a Roma per partecipare all’udienza di Papa Francesco e per intervenire al convegno organizzato dal Movimento nonviolento presso il Centro Congressi di Via Cavour.

Manuel Piana, Presidente del Movimento nonviolento, nell’introduzione al convegno, ha ricordato che la campagna “Obiezione alla guerra” intende sostenere il diritto  dell’obiezione di coscienza e i diritti dei disertori e renitenti con la richiesta all’Europa di  offrire asilo e protezione e soprattutto il riconoscimento dello status di rifugiati politici.

 Questo incontro è  “Un atto di diplomazia dal basso in assenza di diplomazia dall’alto” aggiunge  Alfio Nicotra, del Movimento nonviolento.

Darya Berg, presidente dell’associazione “Go by the forest”, ha spiegato come, fino ad ora, sono state aiutate più di 4000 persone  a scappare dalla guerra. “Abbiamo attivato un canale Telegram dove rispondiamo alle richieste quasi in tempo reale. Il nostro scopo è aiutare più persone possibile a scappare dal fronte e lo facciamo sia attraverso le vie legali sia nascondendoli dalle unità e dai distretti militari”.

Quello di Olga Karach, dalla Bielorussia, è un grido di aiuto a tutta l’Europa e al Movimento nonviolento.

“Sono Olga e sono considerata da LuKashenko una estremista e una terrorista. In realtà sono un’attivista per la pace e per il diritto dei nostri uomini a non imbracciare le armi. Siamo sempre sotto il perenne rischio di finire in carcere. In questi giorni il regime di Lukashenko ha votato un decreto sulla pena di morte per i disertori”.

La voce ucraina della pacifista Katerina LanKo racconta la condizione degli obiettori nel suo Paese. “L’obiezione di coscienza in Ucraina non era buona neanche prima della guerra. L’obiezione al servizio militare è consentita solo a determinati gruppi religiosi, ad esempio i Testimoni di Geova. Ma con l’inizio di questa guerra anche per loro è diventato difficile. La propaganda di guerra, per cui l’unico modo per far finire questo conflitto è prendere le armi, mette fuori gioco ogni altra possibilità”. I pacifisti, dice Katerina, vengono umiliati, messi al muro, processati ed è davvero difficile aiutarli. “Da quando è iniziata la guerra sono chiusi tutti i confini per uomini dai 18 ai 60 anni, il mio Paese si è dimenticato dei diritti umani”.

Un vero e proprio invito a ragionare facendo tacere la ragione delle armi; negoziati e trattative possono aprire prospettive diverse rispetto alla vittoria dell’una o dell’altra parte.

Nicoletta Iommi

 

Print Friendly, PDF & Email