La democrazie delle minoranze

Carlo Faloci

Democrazia, partecipazione, informazione  consapevole. Sono i pilastri della struttura per una fruizione dei diritti umani…

Di una cosa si può essere sicuri, dopo il voto in Gran Bretagna: che il mondo della finanza troverà il modo di arricchirsi, con la svalutazione della sterlina, o con manipolazioni dello spread dei paesi più fragili, o con ciniche operazioni di voto in borsa, o con mille altre manovre.

Manovre tutte che garantiranno: a) ai pochissimi ricchi di esserlo sempre di più; b) alla moltitudine di donne ed uomini che vivono del proprio lavoro e, comunque abbiano votato, di trovarsi ancora più in difficoltà, colpiti dai prezzi crescenti, dalle pensioni che perdono potere d’acquisto, dai posti di lavoro sempre in diminuzione e sempre più precari. Liberi solo di scegliere tra le cose inutili che la pubblicità li spinge a volere nel mondo del profitto (dei ricchi) e dei consumi per tutti gli altri.

No, per tutti no. Ci sono anche: c) gli invisibili, gli ultimi della terra, i “sans papiers”, quelli che non hanno neppure la possibilità di un posto su un barcone ad alto rischio, per i quali diventano sempre più un miraggio le possibilità di essere accolti. Quelli che troveranno ancora meno, rovistando nei cassonetti. Quelli a cui nessuno pensa, non certamente i politici che si propongono per amministrare comuni, o impostare riforme, o  aumentare la produttività, o ridurre i costi del lavoro (cioè solo le retribuzioni)…

Ho pensato prima di tutti a loro, in questi giorni di voto in Italia, in Gran Bretagna, in Spagna. E a quanto sia ancora lontano il momento in cui la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, del 1948, avrà significato per miliardi di donne ed uomini sulla terra.

E ne è seguita una riflessione su come vengono usufruiti quei diritti da parte di chi li ha ottenuti, magari come in Italia con una Costituzione nata dalla Resistenza… Una fruizione che si regge su tre pilastri, che sono la democrazia, la partecipazione e l’informazione consapevole..

– Democrazia:  è il primo fondamento che deve esserci,  che può esprimersi nella forma rappresentativa od in quella diretta, e che è prioritario per l’esistenza degli altri due.

In Italia, Gran Bretagna, Spagna è una condizione che si può dire realizzata. Non è però sufficiente.

– Partecipazione:  per questo aspetto,  nelle scuole, se e quando si fa educazione civica, si dovrebbe far leggere uno scritto di Gramsci, in “Città Futura”, del quale voglio ricordare una frase: “Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel  che -vivere vuol dire essere partigiani- . Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti”.

Ecco, questa riflessione non vale per Brexit, un voto di democrazia diretta che ha visto una partecipazione superiore all’83%. Si applica però pienamente alle elezioni politiche in Spagna (60% circa) e a quelle amministrative in Italia (59,9% al primo turno).

Peraltro,  un primo commento è possibile, per le tre diverse tornate elettorali.

 Per la Unione Europea e la G.B. ci saranno sicuramente momenti difficili, in particolare per i lavoratori e gli ultimi della terra. E forse qualcosa succederà, a livello politico.. Forse altri paesi se ne andranno, forse il peso delle elezioni nel 2017 in Francia e in Germania rallenterà l’applicazione dell’art. 50.

Ma nel dibattito del 28 giugno al Parlamento Europeo ho sentito anche parole come: “l’esito del Brexit deriva dal prendere l’approccio sbagliato alla globalizzazione, dal ruolo dominante della finanza, dalla disuguaglianza, la disperazione sociale e la paura per il futuro. In questi ultimi anni, l’Europa si è concentrata troppo sulle banche e sulla finanza, e troppo poco sulle persone. Dobbiamo mettere in chiaro che il potere della democrazia deve essere superiore al potere della finanza”. Parole, sia ben chiaro, solo parole. Ma dette non da Tsipras, ma dal gruppo socialista-democratico … Qualcosa forse sta cambiando.

Per le elezioni in Spagna, la riflessione di Gramsci sembra particolarmente applicabile. Il primo partito, quello dell’astensione, con il 40%, a distanza di pochi mesi da un voto già inutile, ha continuato nella sua abulia, nel suo disinteresse. Ed ha lasciato in mano alle minoranze del vecchio sistema dei partiti la gestione del governo, e già si parla di una possibile larga intesa. Come da tempo è in Germania, come è stato in Italia con Monti e Letta (e in pratica, con Alfano, Verdini ecc., anche con Renzi). E come è possibile che avvenga nel 2017 in Francia, per fermare nel ballottaggio Marine Le Pen … Ma anche in Spagna c’è un fatto che mi sembra interessante, ed è la tenuta di Podemos, ancora sopra il 20% nonostante i timori post Brexit. Già, Podemos, un vero movimento antisistema e con  un programma che parte da due premesse, la prima è che “il capitalismo dà risposte insufficienti ai problemi delle persone” e la seconda che “in quest’epoca neoliberale sono aumentate le ingiustizie e il rendimento delle economie non è cresciuto” …

Per le elezioni in Italia, vale in pieno la riflessione sull’astensione, basti pensare che tra primo turno e ballottaggio c’è stata una ulteriore flessione dei votanti del 4,5%. Quasi a dire: “se non c’è il mio chirurgo, chi se ne frega di chi mi opera!” … Ma c’è un dato non semplice, perché il M5S, cioè il movimento vincente, presenta un gruppo di quadro dirigente di buon impatto, che si è allontanato dai ”vaffa” del comico genovese (a me sembra particolarmente valida la sindaco di Torino, Chiara Appendino), ma è chiamato a gestire un voto di protesta che ha  molta partecipazione ma poca competenza. E non sarà cosa facile.

– Informazione consapevole: è questo il terzo pilastro per una fruizione matura dei propri diritti. Non c’è diritto senza democrazia, non c’è libertà senza partecipazione, è vero. Ma se l’informazione non è corretta, volutamente parziale o deviante, se è legata a ipotesi contrabbandate come certezze (vedi fondi sanità di Farage) o viene manomessa da esposizioni personali (vedi Cameron-Brexit e Renzi-Costituzione), o trova forzature mediatiche non legate ai contenuti, allora la verifica del voto è viziata.

E lo è ancor di più se il corpo votante, soprattutto nelle espressioni di democrazia diretta, viene lasciato nell’ignoranza dei problemi, o se non gli sono stati mai dati gli strumenti culturali per comprenderli, o se ha evitato superficialmente di distinguere tra rischio e sua percezione …

Non è facile, la gestione democratica di uno stato. Si diceva un tempo che essa è responsabilità della maggioranza, e deve essere attuata nel rispetto dei diritti delle minoranze.

Ma se oggi la maggioranza rifiuta i suoi compiti e i suoi diritti di cittadinanza, se lascia che le minoranze siano loro ad avere nelle mani la gestione della “polis”, allora vuol dire che si sta smarrendo il senso della democrazia. Che si deve tornare, ce lo dice Gramsci, ad essere partigiani. Che non possiamo nasconderci in cammini individuali. Ce l’aveva detto qualche tempo fa, che sembra tanto lontano, anche Giorgio Gaber…

Quando si cantava: Libertà è partecipazione.

di Carlo Falci