La crisi non crei disuguaglianze

Nei momenti di crisi gravissime nessuno deve restare indietro. Il coronavirus non può e non deve, in nessun modo, creare disuguaglianze. La crisi non può far aumentare la rabbia, il risentimento e l’esclusione di nessuno. In questa fase difficile dobbiamo far crescere l’unita e la coesione sociale. Includere, nella società del profitto è difficile, ancor di più lo è con la crisi. Superare questa condizione, ripensare l’economia del consumo e del profitto a beneficio del sociale e della equa ripartizione delle risorse.

Bisogna tutelare ogni persona, iniziando dai più deboli, dagli ultimi, dagli esclusi, cioè da coloro che non hanno nulla e non hanno dove andare. Questo significa fare diverse cose nello stesso tempo. Da un lato salvaguardare i posti di lavoro, la sicurezza, la salute; assistere coloro che il lavoro lo perdono, garantire un reddito a chi non ce l’ha, ma nel contempo provvedere a coloro che vivono ai margini, agli esclusi, ai poveri, ai pensionati al minimo, insomma a tutti quelli che non ce la fanno ad arrivare a fine mese, anche se non comprano beni superflui o inessenziali. Milioni di famiglie, non sprecano, non consumano il superfluo, ma non possono pagare il canone o le bollette. Non si deve agire solo a tutela delle categorie più forti, che alzano la voce, che usano le televisioni e i giornali per spingere provvedimenti iniqui o di parte. Sarebbe un comportamento completamente errato.

Altra condizione urgente, in tempo di crisi così acuta, è che le misure da adottare siano tempestive e di semplice attuazione. Senza interventi certi sarebbe la fine per migliaia di persone già ai limiti della sopravvivenza. “Il governo sembra intenzionato a contrastare la creazione di nuove disuguaglianze e ad agire con tempestività -così scrive il Forum Disuguaglianze e Diversità- la partita si gioca, dunque sulla definizione degli interventi da mettere in campo…ad adottare un approccio universale, rivolto a tutte le persone, e raggiungere l’obiettivo utilizzando strumenti già a disposizione, che consentono sia l’identificazione e il supporto immediati dei beneficiari sia la possibilità di differenziare le risposte in base alle diverse esigenze di ognuno. In tanta preoccupazione e cupezza, questo atto rappresenterebbe una rottura positiva, in linea con l’orgoglio che il paese sta mostrando per la scelta compiuta da mettere la salute al primo posto. Sarebbe un segnale che lo stesso Stato che ti “chiude in casa” è davvero consapevole delle conseguenze che ne derivano per la tua vita ed è attrezzato ad aiutarti ad affrontarle.

Chiunque tu sia. Indubbiamente, la riflessione e le proposte del Forum Disuguaglianze e Diversità aprono uno scenario nuovo su come affrontare la crisi, le ristrettezze e le conseguenze che ne scaturiscono, non lasciando agli ultimi il prezzo maggiore da pagare in termini di diritto alla vita e di diritto ad essere considerati persone uguali  senza distinzione di ceto sociale o appartenenza. Gli strumenti ci sono, nessuno resti indietro per colpa del coronavirus, la protezione sociale fa la differenza a cominciare dall’estensione del Reddito di Cittadinanza. Uno strumento tanto criticato ma che è l’unico che può aiutare ad abbassare la soglia delle disuguaglianze. C’è l’esigenza di provvedimenti ispirati al principio di tutela universale per tutte le persone a misura delle persone. Per una volta gli ultimi non siano più ultimi, ma persone con diritti tutelati al pari degli altri, e non per misericordia o carità, che sono comunque gesti di generosità da condividere, ma perché hanno diritti di cittadinanza attiva in modo uguale con pari dignità.

di Claudio Caldarelli