L’acqua sarà la vera emergenza dell’umanità

Il mondo intero sta attraversando un periodo drammatico, il nemico invisibile e infinitamente piccolo è un virus, noto come coronavirus e più specificatamente catalogato COVID 19.

Una forma nuova più aggressiva degli altri fino ad ora conosciuti. Da dove è arrivato? Gli scienziati affermano il salto di specie, animale-uomo, mentre per alcuni, definiti complottisti, la sua origine è da imputare a modifiche genetiche fatte in laboratorio e quindi la colpa è dell’uomo, ma al di là di tutto una cosa è certa, sta falciando vite umane. Contenere la pandemia, ormai questa è, si sigillano paesi, città intere, regioni e nazioni. Il lockdown, confinamento in italiano, sta provocando situazioni critiche, dalla sanità che è sotto pressione, all’occupazione e quindi reddito in pericolo, portando l’economia all’asfissia per il rallentare delle attività. Ma sta per crollare anche il sistema della solidarietà economica di un’Europa sempre più a guida tedesca che noncurante della gravità non è disposta a eliminare i vincoli di bilancio.

È bastato un virus infinitesimamente piccolo a stravolgere l’ordine mondiale delle cose. Che succederebbe se invece mancasse l’acqua? Bisogna iniziare a rifletterci perché in tempi che non sono troppo lontani il problema si presenterà. L’acqua è vita, senza è morte. Secondo alcune stime ci sono nel mondo circa 2 miliardi di persone a cui è negata l’acqua potabile, comportando, per malattie connesse all’acqua infetta, la morte di 1000 bambini al giorno. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità il 60% della popolazione del pianeta non ha servizi igienici adeguati e 4 miliardi di persone vivono situazioni di scarsità d’acqua.

Il controllo dell’acqua significherà potere. Il nostro pianeta può ancora essere generoso con noi l’importante è salvaguardare e proteggere ciò che è di tutti. L’aumento della salinità dell’acqua e del suo inquinamento sta diventando un problema globale. Il surriscaldamento del clima sta portando siccità in terre mai toccate prima e a risentirne, oltre che le popolazioni, è anche l’agricoltura e l’allevamento e quindi la catena alimentare. Fiumi e laghi sempre più secchi. Forse ci farà sorridere ma potrebbe diventare una realtà quella di attribuire a fiumi e laghi diritti soggettivi, non più ai soli esseri umani e quindi fare in modo che il loro sfruttamento non arrechi danno alla collettività. Questa idea è diventata realtà in Nuova Zelanda, infatti il Parlamento ha approvato una legge in cui il terzo fiume del paese, il Whanganui, è stato reso soggetto giuridico, riconoscendo al popolo dei Maori la vittoria per la lunga battaglia fatta per quel fiume che è parte della loro vita.

I problemi legati all’acqua aumenteranno e costringeranno a scelte collettive. L’esperienza del coronavirus ci insegna che siamo tutti dipendenti e nessuno si salva da solo. Anche per chi vive nella parte del mondo più fortunata, la sofferenza della restante parte gli si riverserà addosso.

Siamo tutti sulla stessa barca e per vivere abbiamo bisogno di solidarietà e cooperazione sia per emergenza virus, sia per quella idrica.

di Eligio Scatolini

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