La sfida che ci offre Anna Frank

“Rimaniamo stupiti da questo clamore mediatico. Esistono altri “casi” che meriterebbero le aperture dei Tg e ampie pagine di giornale. Non ci dissociamo da ciò che non abbiamo fatto. Tutto deve rimanere nell’ambito del “nulla”, si tratta di scherno e sfottò”. Con queste parole la Curva Nord della Lazio risponde al “polverone mediatico”, per usare i loro stessi termini, alzato dopo la partita Lazio-Cagliari dello scorso 22 ottobre.
Durante la quale sono comparsi centinaia di adesivi con la foto di Anna Frank in maglia giallorossa, come insulto nei confronti dei tifosi della Roma.
Quegli adesivi, insieme ad altri che recitano “romanista ebreo” o “romanista Aironne Piperno” (con riferimento ad un falegname ebreo, protagonista di una famosa scena del Marchese del Grillo di Alberto Sordi), sono stati attaccati in Curva Sud, centro del tifo della squadra rivale.
Per capire la gravità di tutta questa storia, infatti, bisogna partire proprio da questo. Cosa ci facevano gli ultras laziali in Curva Sud? Chiedete a Claudio Lotito, presidente del club biancoceleste, che con astuta mossa ha aggirato il divieto di apertura della Nord, settore chiuso per due turni in seguito agli ululati e ai cori offensivi nei confronti di due giocatori di colore del Sassuolo. La ricompensa fatta ai razzisti è stata quella di poter acquistare biglietti ad 1€ per andare comunque allo stadio, ma in Curva Sud.
Quei “tifosi” che dovevano restare a casa, quindi, domenica sera erano comunque allo stadio. Merito di Lotito, lo stesso che dalla Sinagoga di Roma ha proposto di portare i tifosi in viaggio educativo ad Auschwitz e di far leggere dei brani del diario di Anna Frank prima di ogni partita. Lo stesso Lotito che, in aereo per Roma, affermava: “annamo a fa sta pagliacciata”.
Perché questo è stata la passerella al ghetto ebraico. Uno spettacolo finto e triste, che deve servire da lezione.
Daspo a vita a chi ha attaccato gli adesivi (sono stati individuati in 15, 2 sono minorenni) e chiusura della Curva Nord. Per cominciare. E così contro chiunque farà la stessa cosa. Ma la sfida che questa nuova ignoranza e questo nuovo antisemitismo ci propongono è soprattutto culturale. Non bisogna smettere di parlare, di raccontare, di riflettere sul passato. Non bisogna stare zitti e inermi contro queste nuove ondate di odio. Occorre indignarsi e denunciare. Spiegare a chi non conosce, ricordare a chi ha dimenticato, discutere con chi nega.
Occorre insegnare a tutti. Bambini e adulti. Persino a Sinisa Mihajlovic, allenatore del Torino, che in conferenza stampa, da duro, ha dichiarato: “Anna Frank? Non so chi sia, mi dispiace”. Che si dimetta allora, o meglio, che venga esonerato.

di Lamberto Rinaldi

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