Le radici d’Europa nei cieli della Cina

L’uomo guarda al cielo come alla dimensione delle sue eteree aspirazioni e speranze, ma cela nei sotterranei della civiltà le sue vere, concrete intenzioni e paure. Così è in superficie che la prospettiva è rovesciata, non certo nel sottosuolo. I cieli d’Asia saranno nei prossimi giorni – e fino alla metà di novembre – solcati dalla scia biancastra dell’”Air Force One”, il jet presidenziale Usa con a bordo Donald Trump. Tokio, Seul, Hanoi, Manila, Pechino sono le caselle del labirintico scacchiere orientale sulle quali verranno intrecciate e scambiate cruciali mosse geo-strategiche planetarie. Anche perché sotto cielo vietnamita si svolgerà il vertice dell’APEC – Asian Pacific Economic Cooperation – e l’aeroporto della capitale Hanoi vedrà atterrare sia l’aereo yankee, sia quello proveniente da Mosca di Putin. Certo, un incontro che si profila estremamente ostico per Trump. Proprio mentre scriviamo, infatti, è in atto la fragorosa esplosione – con una serie di clamorosi arresti – di quel pentolone politico-giudiziario che si chiama “Russiagate”, ossia il cyber hackeraggio russo sulle elezioni americane a favore di Trump.

C’è un angolo della scacchiera, però, che preoccupa sopra ogni altra cosa Trump: quello in cui ha piazzato il suo super arrocco atomico la Corea del Nord. Il presidente Usa ha dichiarato di essere pronto a radere al suolo l’intero paese, ma a renderlo pressoché inespugnabile o estremamente azzardato aggredirlo non è solo il letale, realistico contrattacco minacciato. Il 19° congresso del Partito Comunista Cinese – conclusosi proprio in questi ultimi giorni – ha sancito un assetto e un progetto di potere che va a strutturarsi graniticamente sia in tutta l’aera asiatica, sia nell’intera dimensione planetaria. In Cina il gioco simile ai nostri scacchi si chiama “Xiangqi” ed è realistico che su quella particolare scacchiera la “Difesa Nordcoreana” giocata dal dittatore Kim Jong-un sia incentrata proprio sull’assetto-progetto del leader cinese Xi Jinping. Ossia: non si può attaccare la casella isolata della parte settentrionale della penisola coreana, senza sconvolgere nello stesso tempo tutte quelle circostanti – consolidate e in via di espansione economico-strategica – dell’attuale “impero” cinese.

Se noi guardiamo bene, però, l’attuale rischio di sconvolgimento atomico del pianeta è – per le viscere sofferenti del sottosuolo – solo il pirotecnico epifenomeno di un più vasto e profondo attacco già in atto alle condizioni bioclimatiche della Terra, la quale sta scivolando lungo il piano inclinato di una sua inesorabile distruzione. Cambia solo se saranno rapidi bagliori e grandi nubi radioattive di superficie, o la continuazione della tortura, macellazione, gasificazione, avvelenamento dell’atmosfera e biosfera terrestre, ma il tema all’ordine del giorno è lo stesso: la sopravvivenza sempre più a rischio della meravigliosa palla azzurra, del pianeta vivente Gaia nella notte astrale dell’Universo. La crisi nucleare nordcoreana è simbolicamente solo il bagliore febbrile sulla superficie corporea, la cui temperatura può essere provvisoriamente fatta abbassare. Ciò che invece non passa è il male della violenza sistemica, dello stupro ontologico esercitato dal profitto economico sulla natura – anche umana.

Il 19° Congresso ha conferito al Segretario Generale del Partito Comunista Cinese, Xi Jinping, un potere inusitato, senza alcuna scadenza temporale ed elevando il suo pensiero direttamente a pilastro della Costituzione della Repubblica Popolare, come era avvenuto solo per la figura di grande condottiero rivoluzionario e teorico di Mao Zedong. Xi vuole ora stagliarsi all’orizzonte della storia come colui che guiderà non solo la Cina ma tutto il mondo verso il paradiso di una tecno-modernità tanto economica quanto ambientale. Per questo non può che ergersi quale antagonista proprio del presidente americano Trump, negazionista dei mutamenti climatici e di un nuovo modello globale che non sia incentrato sul tradizionale potere dell’aquila e della bandiera stelle e strisce americana. E Trump in questo momento appare decisamente più debole e meno credibile di Xi.

Se volete capire come funziona dal basso questa immensa, capillare, macchina di potere corrotto e autoritario che è il Partito Comunista Cinese dovete leggere i romanzi gialli di Qiu Xilanog (“La misteriosa morte della compagna Guan”; “La ragazza che danzava per Mao”, ecc.). Essa pervade ogni minimo ambito sociale, lavorativo, scolastico, amministrativo, familiare, attraverso regole e riti di comportamento cui è difficile sfuggire. Come può un simile rigido apparato guidare il mondo verso un’evoluzione fondata sulla libertà di pensiero e sul dinamismo di prassi, ricerca, sperimentazione tecno-scientifica? Eppure pressoché tutti i 198 membri permanenti del Comitato Centrale (più i 158 supplenti) sono laureati in ingegneria e materie scientifiche presso le migliori università del Paese. Hanno dovuto mettere alla prova, attraverso cariche amministrative e aziendali, le loro capacità operative sul campo, prima di essere promossi al complesso vertice del Comitato Centrale. “Rossi ed esperti” come diceva proprio il Presidente Mao, ossia efficienza e linea politica dettata dal Partito, non certo democrazia. Lo stesso Xi Jinping ha proclamato che, nella lotta della Cina verso “uno sviluppo mondiale più giusto” e contro la corruzione interna, il Partito deve tornare a Marx.

Ecco il possibile, potente volto della nuova tecnocrazia mondiale. Ed ecco – dunque – anche la vera sfida strategica per l’Occidente tutto, e per l’Europa in primo luogo. Una sfida fatta sia di concorrenza, sia di necessaria collaborazione. Perché la Cina ha oggi certamente il potere geo-politico-economico e la visione di lungo periodo per andare verso uno sviluppo diverso, ma non certo quelle profonde radici di pensiero sociale, politico, scientifico e filosofico che – come anche quelle di Marx – sono le viscere stesse dell’Europa. Possiamo esserci fatte strappare la proprietà dei mezzi di produzione del settore tessile in distretti industriali come quello di Prato, ma le radici riguardano direttamente il sottosuolo, ossia lo sviluppo o il tramonto nel cielo stellato di una civiltà.

di Riccardo Tavani