Movimenti per la casa: la polizia disperde i manifestanti con cariche e idranti

Giovanni Antonio Fois

La rabbia, lo sgomento, la rassegnazione di chi non ce la fa. Di chi non ce la fa a trovare un impiego, ad avere una casa, a vivere un’esistenza dignitosa. Finché ci sarà gente disperata senza un tetto sulla testa da una parte e migliaia di abitazioni abbandonate dall’altra, fatti come quello dello scorso dodici maggio saranno sempre inevitabili. Per chi non lo sapesse, data la scarsa copertura mediatica dell’evento, lo scorso dodici maggio è andata in scena una vera e propria guerriglia urbana. I rappresentanti dei “Movimenti per la casa” si sono radunati di fronte al Campidoglio per gridare all’Amministrazione la loro rabbia e rassegnazione. Lo Stato, per tutta risposta, ha scatenato le forze di polizia contro i manifestanti. Nel giro di pochi minuti l’acqua sparata a pressione sulla folla con gli idranti si è tinta di rosso e quella che doveva essere una manifestazione pacifica si è trasformata in un girone infernale.

Tastando il polso dell’opinione pubblica, non è raro ascoltare commenti del tipo “i poliziotti hanno fatto bene”, oppure “questi credono di poter avere una casa senza lavorare”, fino al cinico “se lo sono meritati”. Partendo dal presupposto che la violenza non può rappresentare una soluzione a prescindere, occorre sottolineare un paio di punti, giusto per approfondire il tema e per poterne quindi parlare con cognizione di causa. Per prima cosa, i movimenti per la casa non nascono con l’obiettivo di trovare un’abitazione a chi non ce l’ha, ma con l’intento di ridurre gli sfratti e gli espropri forzati al minimo, venendo così in soccorso alle migliaia di famiglie che vivono tutti giorni con la spada di Damocle dello Stato e di Equitalia sulla testa. In secondo luogo, occorre maturare la consapevolezza che chiunque potrebbe trovarsi nella stessa situazione. Basta saltare una rata del mutuo sulla casa per ritrovarsi senza una dimora. È facile criticare ed è lo sport più in voga al momento, grazie anche ai social network, che consentono a tutti di prendere la parola pubblicamente. Ma se foste voi o i vostri figli dall’altra parte dello schermo, in mezzo alle manganellate, agli idranti, alle cariche, trovereste lo stesso il coraggio di avanzare futili illazioni?

di Giovanni Antonio Fois