La drammatica situazione nello Yemen
E’ una strage continua quella che l’operazione “Decisive Storm”, portata avanti dall’Arabia Saudita, dagli Emirati Arabi Uniti e dai loro alleati, sta commettendo nello Yemen.
Dopo il massacro dei primi di agosto – quando l’aviazione dall’alleanza ha colpito il mercato del pesce della citta portuale di Hodeidah, sul mar Rosso, uccidendo almeno 55 civili e ferendone altri 124 – mentre in Italia ci prepariamo al ferragosto, una nuova incursione ha colpito uno scuolabus, stavolta nel mercato di Dahyan, nel Nord di Saada, provocando la morte di oltre 50 bambini.
In questa guerra dimenticata la popolazione civile è ormai diventata un bersaglio militare.
Secondo fonti del ministro della salute, guidato delle forze ribelli Houthi, durante il bombardamento di Hodeidah è stato colpito anche il vicino ospedale pubblico al-Thawra, una delle ultime strutture mediche ancora funzionanti nel Paese.
A rendere ancora più drammatica la situazione, per una popolazione che dall’inizio della guerra ha visto morire almeno 10.000 persone nei combattimenti e oltre 100.000 bambini per fame e malattie, le prevedibili conseguenze del bombardamento sull’operatività del porto di Hodeidah, da dove entrano nel Paese oltre il 70% degli aiuti umanitari: cibo, carburante e medicine.
Contro ogni evidenza, il portavoce dell’alleanza, colonnello Turki al-Malki, ha dichiarato al canale satellitare Al Arabiya, di proprietà saudita, che non sono stati portati attacchi contro i civili e che la campagna militare “segue un approccio rigoroso e trasparente basato sul rispetto del diritto internazionale”.
E’ un fatto, però, che nel solo mese di giugno, i sauditi e gli Emirati Arabi Uniti hanno compiuto almeno 258 raid aerei sul territorio yemenita, un terzo dei quali contro siti non militari.
Secondo quanto affermato da Yemen Data, almeno 24 raid sono stati portati contro aree residenziali, tre su impianti idraulici ed elettrici, tre su strutture sanitarie e uno contro un campo di sfollati.
Il conflitto, iniziato nel 2015 con l’obiettivo di riportare al governo del paese più povero del mondo arabo il presidente Abu-Rabbu Mansour Hadi di religione sunnita, vede da un lato l’alleanza saudita – che gode del sostegno logistico degli Stati Uniti e di una grande disponibilità finanziaria che le consente di armare con le migliori tecnologie militari il suo esercito – e dall’altro i ribelli Houthi, sciiti, sostenuti dall’Iran.
Tra i maggiori fornitori dell’alleanza c’è anche l’Italia.
Tra gli armamenti forniti dal nostro Paese non mancano le bombe aeree MK82, MK83 e MK84 i cui reperti sono stati ritrovati dalla commissione Onu nelle città e zone civili bombardate dall’aviazione saudita.
A nulla sono valse le tre risoluzioni del parlamento europeo che chiedono agli Stati membri di porre un embargo alla vendita di armi all’Arabia Saudita “visto il coinvolgimento del paese nelle gravi violazioni del diritto umanitario accertato dalle autorità competenti delle Nazioni Unite”. Né il vecchio, né il nuovo parlamento italiano ha ritenuto importante occuparsene.
E’ impressionante l’ignavia e il disinteresse che circondano quella che è, oggi, la più grave crisi umanitaria del mondo.
L’ONU sta avviando un ennesimo tentativo per evitare un aggravamento della guerra civile ma, senza la volontà di chi arma i contendenti, difficilmente si arriverà a una soluzione della crisi. E intanto nello Yemen si continua a morire.
di Enrico Ceci