Ennesimo duro colpo al #MeToo italiano: che il movimento perda di credibilità per colpa delle sue stesse “icone”?

Il #MeToo, la protesta internazionale contro gli abusi sessuali partita dalle accuse al produttore cinematografico Harvey Weinstein, aggiunge un capitolo alla sua saga, forse il più nero, che sembra avere il sapore di un epilogo. Anche questa volta la bomba viene sganciata dall’America, ma non proviene dai riflettori di Hollywood, bensì dalle colonne del “New York Times”. Lo scorso 20 agosto il quotidiano statunitense rivela che l’attrice e regista italiana, Asia Argento, avrebbe versato 380 mila dollari sul conto dell’attore, oggi 22enne, Jimmy Bennett per mettere a tacere un presunto abuso sessuale. 

Un passo alla volta. I fatti risalirebbero al 9 maggio 2013, quando Asia e Jimmy si sarebbero incontrati presso l’hotel Ritz-Carlton di Marina del Rey, California. La prima versione vuole che i due si siano visti direttamente in camera, si presume abbiano consumato un drink, poi lei ha praticato del sesso orale su di lui e poi hanno avuto un rapporto sessuale. Segue un pranzo, dopo il quale Bennett torna a casa e durante il viaggio di ritorno si sente male, è confuso. E’ l’inizio di un (presunto) “abuso che ha turbato la sua salute mentale”, stando a quanto dichiarato più tardi dell’attore. I social network in questo intricato quadro giocano un ruolo fondamentale. Mentre l’Argento aspetta Bennett in albergo twitta: “Piango, sudo, cammino avanti e indietro, tremo. Sono viva” con un cuore frecciato, il nome Jimmy e la data 09/05/2013. Jimmy risponde: “Sono quasi lì”. Dopo il pranzo cambia il social ma non l’armonia: Asia pubblica su Instagram una foto insieme a Jimmy, con su scritto “il giorno più felice della mia vita reunion con Jimmy Bennett”. Quasi un mese dopo, esattamente l’8 giugno, è Jimmy a ricorrere ai social: su Twitter posta la foto di un braccialetto con un’incisione e una dedica ad Asia, “Miss you momma!!!” “Mi manchi mamma” (facendo riferimento al film girato insieme nel 2004, “Ingannevole è il cuore più di ogni altra cosa”, in cui l’Argento interpretava la madre di Bennett). 

C’è però una seconda versione. Il 21 agosto arriva la smentita dell’attrice italiana, che si è detta “scioccata e ferita”: “Quello che mi ha legata a Bennett è solo un sentimento di amicizia. Jimmy versava in gravi condizioni economiche e il mio compagno Anthony Bourdain decise di elargire la somma, temendo anche che il giovane attore potesse rivelarsi una persona pericolosa che ci avrebbe procurato solo pubblicità negativa”. 

Ora chi si immaginava che fossero degli sms inviati dalla stessa Argento ad inguiare la bella Asia? Il 22 agosto il sito scandalistico “Tmz” pubblica dei messaggi tra l’attrice e si presumo un amico/a: “Ho fatto sesso con lui. Non è stato uno stupro; ero gelata. Era sopra di me e mi ha detto che sono stata la sua fantasia sessuale da quando aveva 12 anni”. Addirittura non si sa più chi avrebbe stuprato chi. L’impressione è che questa storia puzzi più che di violenza su minore, di una bella estorsione ma solo ulteriori indagini potranno far chiarezza. Due cose sono certe: per la legge californiana Bennett era un minore e se le accuse dovessero essere confermate per l’Argento le cose si mettono davvero male. E il movimento #MeToo ne esce, ancora una volta, dopo la richiesta di archiviazione del caso Brizzi (il regista italiano al centro di un’inchiesta de “Le Iene” sulle molestie sessuali nel mondo del cinema), duramente colpito. Il timore è che così facendo nessuno crederà più alle possibili future accuse di altre donne o uomini veramente violentati. 

Movimenti come questi devono essere necessariamente tutelati perché vanno ben oltre i set cinematografici e possono puntare i riflettori anche su fenomeni che non si fermano alla già grave violenza sessuale, ma sfociano anche in una violenza fisica: mentre il #MeToo in Italia sembra naufragare, in Russia ogni anno muoiono 12 mila donne per mano dei mariti o dei compagni e nel febbraio 2017 le violenze domestiche sono state persino depenalizzate. Arriverà forse il giorno che nessuno crederà più neanche a loro? 

di Irene Tinero