L’ eredità di Rita Borsellino

Esistono persone che sono per forza e natura della loro anima dei punti di riferimento. Rita Borsellino lo è stata sicuramente, con la sua storia, legata anche indissolubilmente alla vita e alla fine del fratello Paolo, il magistrato ucciso con la sua scorta* nel luglio del 1992. Con il suo sorriso e con il suo sguardo fermo, che sembrava guardare sempre un poco più avanti, poteva raccontare della sua quotidiana lotta contro la mafia e la mentalità mafiosa, coinvolgendo l’ascoltatore, facendo comprendere le ragioni del suo attivismo coerente e costante.

Una donna contro la Mafia che, fino alla fine della sua vita, in quest’ultimo agosto 2018, non ha potuto vedere resa giustizia alla sua famiglia per l’uccisione del fratello Paolo. Nei processi succedutisi nel tempo si sono portati alla luce le trattative tra Stato e mafia, si son fatti nomi di uomini appartenenti alle istituzioni, si è accertato che, quanto raccontato dallo stesso giudice alla moglie, pochi giorni prima della strage di via D’Amelio, aveva radici in sedi che contro i mafiosi avrebbero dovuto scendere in campo, ma non si ancora arrivati alla Giustizia. Lei stessa diceva che non si era ancora arrivati a nulla.
Rita Borsellino è morta a Palermo a 73 anni. Le sue radici siciliane l’hanno trattenuta nella stessa terra in cui era nata, in cui era cresciuta con Adele, Paolo e Salvatore. E per la liberazione dell’Italia e della Sicilia dal sistema mafioso ha combattuto tutta la sua vita. Nel 1995 il suo impegno l’aveva portata anche ad assumere la vicepresidenza dell’associazione Libera, fondata da Don Ciotti. Proprio con Libera si era impegnata affinché i beni immobili sottratti alla mafia fossero riutilizzati per la collettività sociale.

L’albero piantato nel luogo in cui esplose la bomba che cambiò la vita di tutta la sua famiglia, con i suoi rami l’ha avviluppata legandola per sempre alla sua terra e all’impegno sociale, trasformando lei stessa in una radice da cui trarre nutrimento. Il suo impegno le lo spiegava con naturalezza, senza toni altisonanti, facendosi amare, così come gli altri membri della sua famiglia coraggiosa e determinata.

Responsabilità sociale e anche politica hanno caratterizzato la sua vita. Perché chi ama la propria terra e vuole veramente fare qualcosa contro quel cancro sociale che è la mafia, deve farlo con un impegno quotidiano nelle proprie giornate, portando l’antimafia nei gesti, nel rifiuto della mentalità, isolando chi usa il potere per vantaggi personali o economici individuali. Una guerra impegnativa e difficile quanto la caccia a un boss latitante.

Per trasmettere il suo messaggio amava comunicare alla gente e ai giovani. E nel 1994, grazie all’Arci Sicilia e, poi, a Libera, contribuì alla creazione della “Carovana antimafie”, che ha rappresentato nel tempo un sistema per scendere in strada, per spiegare l’importanza dell’azione di contrasto alla malavita organizzata su ogni livello economico, sociale, politico.

Un impegno per la vita di cui Rita Borsellino ha lasciato l’eredità e che deve proseguire ancora perché si possa effettivamente modificare nel profondo la mentalità e la coscienza assopita di tanta gente.

di Patrizia Vindigni

* Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina e Vincenzo Fabio Li Muli.

Print Friendly, PDF & Email