Nicola Gratteri e quel “secondo dopo” che gli dobbiamo

“Una volta i mafiosi chiedevano ai politici qualcosa, anche piccole cose. Che fosse riformato il figlio alla visita di leva o il rinvio, il posto di bidello per la vedova di qualcuno ucciso, piccole cose.
Qualche appalto. Ora che,invece,la ‘ndrangheta è più forte rispetto alla politica cosa sta accadendo? Qual’è la differenza fra il capomafia ed il candidato politico?

Accade che oggi il capomafia è presente sul territorio 365 giorni l’anno sia pur dando risposte viziate, truccate,di soggezione. Il politico,invece, è presente sul territorio solo due, tre mesi prima delle elezioni, cioè da quando si decidono le liste. Finite le elezioni il politico sparisce”

Parole di Nicola Gratteri a Marina di Pietrasanta in un incontro dedicato alla riflessione su mafia, politica e territori.

Il tema di quella già da lui chiamata “politica dei fantasmi” perché, sostiene Gratteri, il politico non si trova più sui territori e la politica oggi è fatta da chi, una volta eletto, sparisce, cambiando un secondo dopo il numero di telefono.

“Ad oggi ormai “prosegue il Procuratore “noi abbiamo il politico che va a casa del capomafia chiedendo pacchetti di voti in cambio di appalti. In questo modo, quindi, si trova sempre più la presenza del prestanome della ‘ndrangheta nel consiglio comunale che si realizza trovarando sempre qualcuno ai margini della parentela del potere mafioso”

Ma allora le elezioni, i meccanismi della democrazia che valore hanno?
La risposta di Gratteri è che, ovviamente, si dovrebbe essere più attenti alla selezione da parte del potere politico “Si dovrebbe essere più seri nella selezione ma, purtroppo, chi seleziona è il Potere e il Potere vuole gente che obbedisce. Al potere reale, a chi sta sopra le nostre teste, non interessa se tu sei di destra, di sinistra o di centro. Al potere interessa che ci sia qualcuno che risponda per te, che ci sia qualcuno che si prenda la responsabilità della tua funzione e del tuo essere in quel posto. Il potere reale non ha ideologie. Il potere reale vuole il controllo del potere. Punto”

Parole forti queste di Gratteri. Forti nel raccontare le regole ferree della ‘ndrangheta, la sua organizzazione, l’oculata, perfetta e preveggente visione economica del mercato della droga, delle maglie della disorganizzazione anche a livello europeo in cui trova vie di movimento (pur precisando il Procuratore di essere un europeista convinto).

Parole forti e apparentemente prive per noi di ogni speranza di uscirne se non fosse per altre a seguire. Quelle in cui Nicola Gratteri descrive il suo lavoro, il suo impegno, i suoi collaboratori e quello a cui dobbiamo tendere come società civile.

“Se ci fossimo trovati qui negli anni ’70 io avrei potuto capire osservandovi” dice alla platea che lo segue “che tipo di persone più o meno foste. Semplicemente dal modo di vestire, anche dalla vostra immagine. Oggi, invece, le multinazionali sono riuscite ad omologare anche i nostri gusti. La nostra immagine”.

Siamo diventati anche, nell’analisi di Gratteri, tutti più individualisti. Perdendo il senso di essere una comunità. Una maggioranza, perche’ tali siamo ma una maggioranza divisa.

La mafia,invece, è una minoranza, ma una minoranza organizzata, molto ben organizzata.
Noi la nostra forza, quello che potremmo essere lo disperdiamo nelle solitudini, nei nostri bisogni individuali, peggio ancora, nei nostri egoismi e una maggioranza cosi è debole e non serve per sconfiggere fenomeni cosi drammaticamente importanti e pericolosi.

Arriva a questo punto, però, il racconto di come con poche speciali attenzioni per Gratteri sia stato possibile trasformare la sua stessa Procura.
Una sede trovata demotivata e sfiduciata ed invece rinata sia come comunità di lavoro che come punto di riferimento per gli stessi cittadini.
Con l’attenzione umana ai collaboratori, con l’ascolto di chi prima voleva processi avocati altrove, con i semplici “tre giri” negli uffici o le passeggiate nei corridoi che quest’uomo, dalla straordinaria composta serenità nonostante una vita blindata praticamente da sempre, si fa ogni giorno per capire se c’è  qualcosa “che non va”.
Perche’ non si puo’ andare avanti se non si risolve quello che,anche apparentemente di poca importanza, resta in sospeso, anche fosse questione di poco conto.

Cosi,mentre l’incontro volge alla fine, Gratteri ci ricorda che non esiste distinzione fra mafia e corruzione perché anche il comportamento di piccola illegalità si trasforma poi in qualcosa di più grave ed importante, alimentandosi alla stessa fonte.
Confida a tutti noi con un sorriso di essere convinto di fare il lavoro più bello del mondo (ed è chiarissimo sia che lo pensi davvero e creda profondamente in quello che dice) e ci lascia con qualcosa che resta nel cuore e dà davvero il senso profondo di quello che tutti noi oggi dovremmo ritrovare come singoli, come cittadini ed esattamente come quella comunità che dovremmo contribuire a ricreare e riformare non certo valido solo per la Calabria ma ovunque sia il nostro quotidiano di vita.

“Io ho bisogno” ci dice Gratteri” che la gente esca dalle sue case,dai suoi palazzi. Che si impegni, faccia volontariato,si adoperi nel sociale, in qualunque modo!
Io vi pulisco il Paese, ma se voi un secondo dopo, esattamente dopo un secondo dopo non occupate quegli spazi, quelli “ripuliti” con tanta fatica e lavoro, da me come da altri,s ara’ stato tutto inutile”.

Il richiamo appassionato ad un lavoro corale di cui tutti dobbiamo diventare interpreti e collaboratori principali. Perché  possiamo fare tutti qualcosa. Occupare spazi col nostro impegno.

Per esserci “quel secondo dopo”, esattamente quel secondo dopo in cui uomini come Gratteri abbiano compiuto il loro lavoro.
L’incontro è finito, la gente si alza, l’emozione è forte e gli applausi sinceri .

Dalla Calabria, giorni fa un amico collaboratore vicino al Procuratore mi aveva detto che sarebbe stato possibile fermarlo per chiedergli una intervista.
Che sarebbe stato disponibile perche’ Lui , sia pur sempre di corsa, lo è sempre disponibile .

Io sono qui fra me ancora con l’emozione di questo secondo dopo “che ha chiesto a tutti noi.
Credo che oggi basti davvero raccontare questo, che qualche nozione in piu chiesta in due battute al volo possa aggiungere poco dopo una richiesta cosi grande appena fatta alla società civile, a tutti noi .
Mi volto e mi accorgo che il Procuratore mi sta passando accanto solo perché qualcuno nel vialetto applaude. Lo vedo li, vicino a me, fra gli uomini della scorta.

Lo chiamo Procuratore, lo saluto, mi stringe la mano con un sorriso e gli auguro buon lavoro, senza chiedere niente.
Lo vedo allontanarsi di corsa con gli uomini della sua scorta, figure che, ormai, per tanti motivi sono abituata a guardare ed amare come fossero tutt’uno con le persone che proteggono.
Un lavoro che prosegue così, blindato, ma visibile e presente.

Noi qui, liberi, di andare a passeggiare sul mare o di scegliere di fare qualunque cosa con chiunque lo si voglia.
Con il solo semplicissimo dovere di preparare per uomini come Gratteri e per tutti noi, quel “secondo dopo”, esattamente quel “secondo dopo” in cui dobbiamo esserci.

di Milene Mucci