Terra dei fuochi

Don Maurizio Patriciello, prete della Terra dei Fuochi, che non ha mai abbandonato la sua gente, che ha sempre combattuto al loro fianco contro la mafia dei veleni sotterrati, contro i fuochi che generano morte e diossina. Il prete della povera gente che condivide con loro le avversità e il fumo acre e gelatinoso del veleno. Il prete che è fratello anche dei morti causati dallo smaltimento illegale dei rifiuti pericolosi e inquinanti. In questi giorni, la procura di Napoli nord e l’Istituto Superiore di Sanità confermano che l’insorgenza di patologie gravissime e lo smaltimento di rifiuti c’è una relazione.

Scrive su Avvenire, don Maurizio Patriciello: “Era felice, quella mattina, Tina, quando, impacciati e infreddoliti, varcammo il portone del Quirinale. Il presidente della Repubblica aveva voluto incontrarci. Eravamo 13 mamme orfane e io. Era il 22 gennaio del 2014. Nella nostra ingenuità credemmo di essere giunti a una qualche soluzione. Purtroppo, anche Tina se n’è andata colpita dallo stesso male che si era portato via il suo bambino. Il cancro a Caivano, e nei paesi limitrofi, non ha mai smesso di colpire. In questo tempo di pandemia, ovviamente, le cose si sono aggravate. Sono stati, questi, anni faticosi, in cui la stanchezza, lo sconforto, la rabbia, sovente, avrebbero voluto il sopravvento sull’impegno e sulla speranza. Non sono un ambientalista, sono un prete, la mia missione è quella di annunciare il Vangelo, vivere la carità, ravvivare la speranza. Per un disegno della Provvidenza fui inviato a fare il parroco proprio a Caivano, la cittadina che, con Giugliano, è al primo posto tra i centri della Terra dei Fuochi dove più alta è l’incidenza tumorale. Lo scempio ambientale e sanitario lo vivo sulla mia pelle.

Ho dovuto accompagnare al camposanto decine di parenti, amici, conoscenti, parrocchiani, bambini, tutti morti per cancro, leucemia o patologie collegate allo smaltimento illegale degli scarti industriali. La lotta, purtroppo, era appena cominciata, se è riuscita a superare i confini regionali è stato soprattutto grazie ad Avvenire che seppe mettersi in ascolto della nostra gente. I negazionismi non tardarono a farsi avanti. Ce n’erano di tutti i tipi. Negava Cipriano Chianese, condannato a 18 anni di prigione, ricco proprietario di una discarica per rifiuti urbani a Giugliano nella quale, di notte, venivano occultate tonnellate di scarti industriali altamente nocivi per la salute. Negavano i fratelli Pellini, due imprenditori e un carabiniere, di Acerra, anch’essi condannati, ai quali, tra l’altro, furono sequestrati centinaia di milioni di euro. Negavano i camorristi, i loro prezzolati periti e quegli industriali disonesti che con essi facevano affari d’oro. A tentare di ridimensionare lo scempio, troviamo, poi, tanti politici, scienziati, medici. Collusione e corruzione, ignavia e noncuranza si sono rivelati micidiali.

Lo zoccolo duro in questa lotta, impari e devastante, rimanevano la Chiesa campana, i medici per l’ambiente e quei volontari che in un piovoso pomeriggio di novembre del 2013 avevano sfilato a Napoli con almeno 100 mila persone. Come spesso avviene, si è cercato di colpire il pastore per disperdere il gregge. Era d’altronde facile zittire un prete e i volontari che lo seguivano, bastava intorbidire le acque, bastava una semplice ironica calunnia.

Ed ecco, arrivare le infamanti accuse di avere rovinato l’economia agricola, di fare inutili allarmismi. Si iniziò a parlare della “bufala della Terra dei Fuochi” si disse che la “Terra dei Fuochi non esiste” che di cancro si muore dappertuttto. E via mentendo. Noi non abbiamo mai avuto dubbi, nei nostri paesi il cancro colpisce più è peggio che altrove, e questo anche grazie ai fetori che andiamo respirando, ai roghi dei cumuli di immondizie, ai rifiuti interrati e riportati in superficie dalle ruspe dell’allora generale della Forestale Sergio Costa.

La procura di Napoli nord è a pochi passi dalla cattedrale di Aversa. Tra il vescovo della diocesi, Angelo Spinillo, il clero aversano e il procuratore Francesco Greco, è il suo braccio destro, Domenico Airoma, c’è stato in questi anni un dialogo costruttivo, una collaborazione limpida, il desiderio di lavorare insieme per giungere a mettere fine a questa terribile strage degli innocenti.

E proprio dalla procura di Napoli nord, insieme all’Istituto Superiore di Sanità, due autorità indiscusse in materia, è arrivata la conferma che tra lo smaltimento illegale e assassino dei rifiuti e l’insorgenza di patologie tumorali, leucemiche e malformazioni congenite, c’è una relazione causale o almeno una concausa. Il famoso nesso di causalità, sempre deriso e negato, è stato finalmente ammesso.

Da oggi quindi, coloro che hanno interessi nel continuare a negare lo scempio ambientale e sanitario della Terra dei Fuochi, dovranno fare i conti non più con un prete e una schiera di volontari, ma con la Procura di Napoli nord e con l’Istituto Superiore di Sanità.

Avevamo ragione; purtroppo, avevamo ragione. Amara consolazione, avremmo preferito avere torto. Adesso che la diagnosi esatta è arrivata speriamo che presto giungano le terapie appropriate. Sarebbe anche bello che, in un impeto di onestà e di dignità, i negazionisti di ieri e di oggi si facessero avanti per chiedere perdono non a noi, ma ai nostri morti e ai nostri ammalati”.

di Claudio Caldarelli