Aquarius 2: ancora una volta l’Europa gioca ai rimpalli mentre gli ultimi aspettano in mare

Solo pochi giorni fa si è risolta un’altra disputa su chi dovesse o meno prendere in carico l’ennesima nave di migranti. Ancora una volta la protagonista è stata l’Aquarius. Un gioco di rimpalli in cui ci sono in ballo vite umane, già abbastanza provate, che attendono in mare la fine delle dispute politiche.

All’imbarcazione Aquarius 2, facente capo a Sos Mediterranée, è stato impedito l’approdo nel porto francese di Marsiglia. A bordo c’erano 58 persone, di cui 16 minori, provenienti da Siria, Libia e Palestina. I migranti sono stati prima sbarcati in acque internazionali, per poi essere stati trasferiti a Malta e da lì distribuiti in quattro paesi europei. Dopo essere giunti a un accordo 18 persone sono andate in Francia, 15 in Germania, altrettante in Spagna e infine 10 sono in Portogallo. E’ stata proprio Lisbona ad annunciare la sigla di un accordo con Francia e Spagna. L’Italia, ancora una volta, ha serrato i porti.

Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha infatti subito redarguito il governo gialloverde: “C’è una crisi politica tra l’Italia e il resto d’Europa. L’Italia non segue le leggi internazionali e umanitarie, secondo le quali una nave in difficoltà deve attraccare nel porto più vicino”. Si è innescato così un terribile botta e risposta. Se il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte smentisce una qualsiasi crisi politica in cui sia coinvolta l’Italia, il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, va giù pesante: “Non accettiamo lezioni da chi ha respinto 50.000 migranti”, facendo riferimento ai respingimenti di Bardonecchia e altre località lungo il confine italo-francese dello scorso inverno. Aggiunge Salvini: “A giugno eravamo noi ‘cinici’ e ‘irresponsabili’ per aver stoppato delle navi” alludendo al fatto che il primo alt in questa occasione è arrivato proprio dalla Francia che solo dopo ha deciso di accogliere 18 persone e non 58.
A miccia innescata il portavoce del governo francese, Benjamin Griveaux, ha rincarato la dose: “Umanità è far attraccare nel porto più vicino e sicuro”. Quindi mai in Francia trattandosi di migranti provenienti dal Nord Africa.
Pochi giorni dopo, ancora Griveaux: “Non è l’Europa che ha bloccato le cose, come al solito è l’Italia”. Fino al climax della ministra degli affari esteri francesi, Nathalie Loiseau, per cui Salvini è un “Ponzio Pilato” perché “osceno” e “nel Mediterraneo vige ormai la legge della giungla”.

Come sempre gli unici ad aver ragione sono 60 persone in attesa su una nave in mezzo al mare. I numeri e la geografia offrono un quadro di cosa rappresenti il fenomeno migratorio in Europa.
Guardando al nostro Paese ad oggi si registrano meno sbarchi e più rimpatri, pertanto chi vuole farci sentire “sopraffatti” è lontano anni luce dalla verità: tra il primo gennaio e 20 luglio 2018 sulle nostre coste sono arrivate 17.929 persone. Nel 2017 erano 93.359 e nel 2016 poco meno, 82.602. Un calo dell’80,80%. Magia? No, frutto del patto che l’ex ministro dell’Interno, Marco Minniti, stipulò con la Libia. Tra il 2014 e il 2017 in Italia si è visto l’arrivo di 623 mila migranti. Solo la Grecia ha superato il nostro Paese: in un solo anno (2015-2016) si sono contate 1 milione di persone. Ciò dimostra che la politica del porto più vicino e più sicuro porterebbe a una sopraffazione sempre negli stessi paesi, dove è bene dire però che non rimane quasi nessuno. L’Italia è uno dei paesi europei che ospita meno migranti. In Germania si conta una comunità pari a 1.543.800 persone. In Italia sono 280.100 mila. Il tasso di immigrazione in Lussemburgo è di 42 migranti ogni 1.000 abitanti! Ammesso che ci si debba sentire invasi, quelli non siamo noi.

La “soluzione europea”, espressione che quasi ricorda un macabro passato, tanto invocata in questi giorni, soprattutto dalle autorità francesi, potrebbe essere una maggiore cooperazione tra le parti, dove nessuno chiude i porti. I paesi geograficamente più “esposti” dovrebbero poter contare sul sostegno degli altri partner europei nella gestione degli sbarchi. A loro volta i paesi del Mediterraneo non dovrebbero chiudere le frontiere e offrire un sostegno nella gestione dell’accoglienza e inserimento, anche in altri paesi. Dov’è l’unione di questa Europa che lancia bombe altrove e poi non vuole le conseguenze?

di Irene Tirnero

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