Dalla mano bionica alla miss con la gamba artificiale: l’Italia riscopre la disabilità (anche quella mentale)
Nel pieno della polemica scatenata dalla partecipazione (conclusasi con un degno terzo posto) di una miss disabile alla popolare kermesse che ogni anno elegge la più bella d’Italia, a una donna siciliana va la prima mano “bionica”, una mano artificiale capace di trasmettere al cervello le sensazioni tattili proprie di una mano vera.
La protesi, impiantata alla donna a giugno 2017 e sperimentata per i sei mesi successivi, si avvale di una tecnologia complessa che permette la trasmissione ai nervi del braccio amputato tutta la varietà di percezioni che avrebbero ricevuto i recettori alla base del tatto attraverso un complicato codice che viene recepito dai neuroni come naturale, replicando fedelmente sensazioni che si avrebbero con una mano vera. Frutto di uno studio internazionale coordinato dal professor Silvestro Micera, titolare della cattedra di neuro ingegneria traslazionale del Politecnico di Losanna, la ricerca ha il chiaro obiettivo di riportare sempre di più alla normalità chi, per incidente o malattia, abbia subito la perdita di un arto.
La sfida, per il prossimo futuro, è quella di perfezionare la tecnologia della protesi, che al momento funziona tramite un pacco batterie che necessita di essere trasportato all’interno di uno zainetto assieme al computer che decodifica i segnali, per renderla adatta all’uso quotidiano. Eppure, mentre la ricerca compie passi da gigante, l’opinione pubblica (o parte si essa) si dimostra ancora non pronta ad accettare la diversità, qualsiasi essa sia. Oggetto di pesantissime critiche Chiara Bordi, bellissima neo diciottenne originaria di Tarquinia “colpevole” di aver partecipato (e superato) le selezioni per Miss Italia, risponde a chi l’accusa sui social di “fare schifo” e di “ricevere voti in quanto storpia” che “a me mancherà un piede, ma a voi cuore e cervello”. Vittima, appena dodicenne, di un terribile incidente in motorino che l’ha costretta a numerosi interventi chirurgici e a subire l’amputazione di parte della gamba sinistra, Chiara fa parte di quella (per fortuna) folta schiera di persone che non si sono arrese, che hanno deciso di continuare a vivere la loro vita senza limitazioni, forse in maniera anche più consapevole di prima, rivendicando il loro diritto ad una vita “normale” ad ogni costo.
Dal mondo dello sport a quello dello spettacolo, passando con Chiara attraverso quello delle passerelle e della bellezza in generale, gli esempi sono sempre più numerosi: da Bebe Vio, dimostrazione vivente che nulla è impossibile, all’intramontabile Alex Zanardi; da Giusy Versace (prima atleta donna italiana della storia a correre con una doppia amputazione e, in seguito, conduttrice televisiva) a tutti (atleti e non, famosi e non) quelli che hanno scelto di non lasciarsi condizionare dalla propria disabilità continuando a vivere una vita normale senza limiti di sorta. Chiara, affrontando con naturalezza la passerella del concorso di bellezza più ambito d’Italia, non soltanto ha realizzato il suo sogno, quello di una diciottenne qualunque, ma ha dimostrato che la bellezza è molto più di un bel corpo, che si può essere tutti uguali anche nella diversità, e che si deve lottare per vivere una vita normale e farsi accettare dagli altri per quelli che si è. Nella speranza che la ricerca, presto, sia in grado di fornire un cervello artificiale a tutti quelli che ne sono sprovvisti.
di Leandra Gallinella