Una speranza di riforma del diritto d’asilo

Qualcosa sembra muoversi nei farraginosi meccanismi europei. Un primo, significativo, passo è stato fatto verso la riforma della Convenzione di Dublino, il trattato che regola i criteri d’assegnazione del diritto d’asilo. Il Parlamento europeo ha, infatti, dato il via libera alla modifica del regolamento con 43 voti favorevoli e 16 contrari in Commissione libertà civili.

Dopo più di un anno di negoziati il voto ha messo insieme una coalizione molto ampia di partiti nel Parlamento.
La proposta di riforma (Dublino IV) è stata presenta dalla Commissione nell’aprile 2016. Allora, il disegno iniziale fu accolto da numerose critiche provenienti, sia da associazioni umanitarie, sia da molti giuristi. Queste critiche vertevano principalmente sul fatto che la proposta aveva mantenuto l’approccio precedente, secondo il quale, al primo paese in cui il migrante irregolare viene registrato spetta la responsabilità della richiesta d’asilo. Le lunghe trattative, hanno portato l’approvazione della bozza di relazione presentata dalla relatrice Cecilia Wilkstroem, che andrebbe a modificare questo aspetto del regolamento.

L’ultima modifica del Regolamento di Dublino, Dublino III, è entrata in vigore il 1 gennaio del 2014. Il sistema così com’è ora non tiene in nessun conto la preferenza dei singoli individui. Porta con sé, in pratica, un forte squilibrio tutto a svantaggio di quei paesi che geograficamente sono l’approdo naturale dei flussi migratori: Italia e Grecia su tutti.
Il nuovo progetto ribalta completamente quest’ottica eliminando il principio del paese di primo ingresso. L’attuale meccanismo sarebbe sostituito da un sistema di quote che prevedrebbe il ricollocamento automatico dei migranti in tutti gli stati membri dell’Unione.
Un altro profilo di novità sarebbe la maggiore importanza delle scelte e delle storie individuali. I legami familiari, l’aver avuto precedenti soggiorni o aver frequentato studi in un determinato paese può incidere nella richiesta d’asilo.

Ora la proposta del parlamento deve ricevere l’approvazione dei capi di stato e di governo dei paesi dell’Ue, che sul tema sono divisi. Difatti, L’idea che l’Unione Europea dà di sé, soprattutto negli ultimi anni, non è esattamente quella di un’istituzione snella e dinamica. Spesso, al contrario, riflette l’immagine di un organismo incapace di prendere decisioni importanti e di cambiare adattandosi alle necessità. Tra il cambiamento e l’immobilità, l’Unione Europea si gioca la faccia.

di Pierfrancesco Zinilli

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