Cine pillole al bisogno
Avangers: Endgame. Astro-pistolettate, mitragliamenti atomici, missilate da navicelle extra spazio-temporali. Eppure, alla fine, per vincere devono sempre ridursi allo scontro vetero-testamentario ravvicinato: corpo a corpo, muso a muso, calcio a calcio, pugno a pugno. Come se i nostri due vicepresidenti invece che con emendamenti, votazioni, raid e ricatti social mediatici, si prendessero direttamente a vere badilate in faccia. Magari sarebbe meglio. Un acquietante endgame, fine gioco dell’oca starnazzante.
Il grande spirito. Sui tetti di Taranto il bottino scotta. L’imbranato, sozzo palo di una banda s’impossessa dell’intero malloppo rapinato e fugge. Si eclissa in cima a un terrazzo, dentro una fracassata soffitta popolata da un unico nativo pugliese pazzo ma anche da tutto il grande spirito universale dei pellerossa d’America. Poteva essere un bel LaCaduta dell’Impero dell’Ilvama preferisce elevare al cielo una canzonettaccia in dialetto con sottotitoli e segnali di fumo all’italiana.
La caduta dell’Impero Americano. Anche qui uno scottante borsone stracarico di cash nelle mani di un imbranato, braccato da gang e poliziotti. Anche qui una divina bellezza perversa da cui lui è folgorato. Un medesimo impulso filantropico ma su scala più ampia, con vedute di ciminiere non di fabbrica ma bancarie. Non siamo, infatti, sui tetti di Taranto, ma su quelli di una più raffinata commedia di senso e civiltà.
Bangla. Roma, quartiere plurietnico di Torpignattara, dettoTorpigna. Scorci con gli archi dell’Acquedotto Alessandrino: è lì dal secondo secolo dopo Cristo. Il giovane attore e regista italo-bangla ricorre però ad arcate narrative ancora più arcaiche. Quelle edificate dalla commedia sentimentale fin dall’antica Grecia. Ostacolo iniziale. Superamento. Avvio dell’amore. Successivo, più grave contrasto. Drammatica interruzione. Nuovo superamento. Definitivo trionfo amoroso. Ci si aspetterebbe di più dal cine-multi-global. Almeno, però, non possiamo lamentarci che non ci sia integrazione, omologazione.
Dolor y Gloria. Narrativa suadente, a spirali avvolgenti, proprio come quelle di una vecchia bobina cinematografica. La storia d’un glorioso cineasta da tempo inceppatodal dolore, tra i barbagli di memoria dell’infanzia e la droga della nostalgia senile. Con un Antonio Banderas completamente trasfigurato al Marcello Mastroianni di Almodóvar. Migliore attore a Cannes. Un film talmente bello che viene voglia di lanciare un martello contro lo schermo ed esclamare: “Perché non parli anche ai sordi e ai ciechi fuori da tutti i cinema del mondo?”.
Il Traditore. Il super pentito di mafia Buscetta attraverso i tagli di luci e ombre di un regista d’arte e d’un attore di magistrale mimetismo: Marco Bellocchio e Pierfrancesco Favino. Accoppiata vincente. Nonostante un rapido passaggio di Andreotti in mutande. Nonostante la sua e altre facce da vecchio Bagaglino televisivo. Grande incipit con il Gran Gala per la Festa di Santa Rosalia tra palermitani e corleonesi. Poi spari, raffiche, boati. Arte e azione. Infamia y gloria. Non solo di Cosa Nostra.
di Riccardo Tavani