Diritto o barbarie

Il presente è l’epoca del naufragio, del baratro della barbarie davanti a noi. La frantumazione della società ad opera dei poteri forti, banche in primis, ma anche multinazionali, sia economiche che finanziarie, ha consegnato il mondo a poteri oscuri, selvaggi, che nulla hanno di sociale. Unico scopo è aumentare il profitto e la ricchezza, concentrarla in mani insanguinate, peggiorare le condizioni di miliardi di persone e aumentare la povertà.

Gaetano Azzariti ha scritto un libro molto interessante, “Diritto o barbarie. Il costituzionalismo moderno al bivio”, in cui ricerca le cause profonde di questa frantumazione. Il libro è dedicato “alle anime inquiete” “a chi vuole cambiare il corso degli eventi”, una dedica che è, insieme, l’ispirazione che muove l’autore. Il realismo demistificante che connota l’indagine senza veli dello sviluppo disumanizzato dominante e delle sue cause, si coniuga con la ricerca di una via per cambiare lo stato delle cose.

Alessandra Algostino, docente di Diritto Costituzionale nell’Università di Torino, studia da sempre i temi dei diritti fondamentali e delle forme di partecipazione politica e di democrazia diretta con particolare attenzione alla loro concreta attuazione, nel recensire il libro di Azzariti scrive: trasversale è il metodo che consente di scavare al fondo della crisi del presente, così come di immaginare un futuro possibile. È un metodo saldamente ancorato ad una concezione materialistica, alla storia come esito dell’azione di persone concrete, in una prospettiva dialettica imperniata sull’antagonismo tra le forze sociali, dove il soggetto della trasformazione è l’oppresso che lotta per la propria “degnità” (Vico).

I tempi presenti sono segnati dal vuoto e dallo smarrimento, il popolo che vaga ramingo, senza meta, perso nelle nebbie delle sue continue umiliazioni. La Costituzione senza popolo, il diritto senza società. Ciò che i padri ci hanno lasciato non è più nostro, lo sentiamo come un corpo estraneo, quasi un fardello da rimuovere, vedi i vari tentativi di cambiare la Costituzione, ad opera dello stesso popolo che dovrebbe difenderla.

La democrazia, pluralista e conflittuale, degrada in democrazia di investitura, la politica è ridotta a voto e si è passati dal voto come strumento al voto come fine. I partiti si sono separati dalla società sino a giungere ad una sostanziale autoreferenzialità del sistema politico. Il lavoro come strumento di dignità sociale e come leva per il cambiamento ha ceduto il passo all’economia finanziaria che tutto fagocita e tutto distrugge, anche le fonti di vita del pianeta. È nato l’uomo flessibile, sfruttato e sottopagato, senza diritti, con contratti a ore, che possono essere schiacciati dalle ruote di un camion che forza il picchetto, negando il diritto alla dignità di manifestare per rivendicare la propria dignità.

La Costituzione piegata all’opportunismo costituzionale, dominato dalla volontà di facilitare le modalità del governare per poi  annullare i diritti e la dignità. “ Da una semplificazione che appare anticamera dei sitemi oligarchici che produce un revisionismo costituzionale patetico e pericoloso. La Costituzione ridotta a notaio che legittima il presente, mentre ad essa spetta di legittimare il futuro. Si registra un sentimento diffuso di svalorizzazione, una modalità di governo che definisce i propri indirizzi politici e programmatici senza la Costituzione, al più rendendo solo un omaggio formale e in fondo ipocrita”.

Un vuoto di diritto costituzionale, una barbarie politica, non neutro, ma segnato dal dilagare di nuove sovranità, dall’ascesa del potere del mercato, incontenibile e senza volto, anzi dal volto disumano. Un vuoto che annulla la solidarietà e sostituisce all’eguaglianza, la competizione. La libertà, per assurdo è diventata illimitata, contrapponendosi alla libertà democratica. Una modificazione strutturale profonda ha inciso sulla coscienza sociale, un veleno assunto dalla società civile per via omeopatica  ha indotto a sostituire i riferimenti della civiltà moderna, libertè, egalitè, fraternitè, con la razionalità dello scambio fondato sulle merci, sui capitali e sullo sfruttamento. La sublimazione del mercato annulla la politica e pone fine al fragile sogno di una Europa politica e sociale, ad una Europa dei popoli.

Dal fondo della crisi si può risalire, scrive Azzariti, evitando la caduta nella barbarie: la critica del presente è il primo passo da cui partire. L’utopia concreta è ripartire dal costituzionalismo moderno, dai suoi tre principi fondativi: libertè, egalitè, fraternitè. È il modello dell’homo dignus, che pone al centro la persona intesa come homme situé e la sua dignità. La via della Costituzione, mescolando la spinta propulsiva della fantasia e la materialità delle trasformazioni sociali, appare come un futuro possibile. Il morte che anima la storia nell’eterno conflitto intorno all’uguaglianza. Occorre un popolo determinato e organizzato, una parte di popolazione consapevole di ciò che rappresenta è portatore di un progetto di liberazione di sé e degli altri. Un soggetto politico reale che lotti dalla parte della emancipazione come via per non precipitare nella barbarie e recuperare la dignità universale per l’intera umanità.

di Claudio Caldarelli