Water, please! Il grido inascoltato di una bambina al confine tra Bielorussia e Polonia

Se dovessimo tradurre in un’immagine reale il concetto di disumanità, in questi giorni avrebbe il profilo di una bambina dai lunghi capelli neri raccolti in un elastico rosso, le ciglia lunghe, un piumino fucsia con una bellissima farfalla bianca stampata all’altezza del cuore.  Davanti a lei, al confine tra Bielorussia e Polonia, un reticolato di filo spinato e subito dopo una rete alta circa tre metri, dietro la quale sono schierati i militari dell’esercito polacco. Imbracciano fucili e rimangono immobili, insensibili alle grida della bambina con la farfalla sul cuore.

Il video circola sul web ed è stato condiviso da diverse testate. Lei si è staccata dal numeroso gruppo di profughi che tentano di scaldarsi vicino ai fuochi accesi in ordine sparso. Si vedono donne sedute su vecchi tronchi, con il fazzoletto annodato sotto al collo, cataste di legna appena raccolta, buste di plastica legate ai rami, uomini in piedi che discutono fra loro, migliaia di persone che vagano lungo la linea di confine, in attesa. I bambini sono numerosi; si sentono i loro gridolini, i loro pianti e i loro colpi di tosse. Ed è per questi piccoli che la bambina con la farfalla sul cuore si rivolge ai militari:

“Please police, water, baby”. Nel suo inglese stentato chiede acqua, indica prima un bimbetto accanto a lei, poi si gira verso l’accampamento e con la mano destra indica di nuovo i bambini.  La sua voce si fa più accorata: “Water police, water”. Nessuno di quei soldati sembra accorgersi di lei, neanche il militare che ha accanto diverse taniche d’acqua. La bambina abbassa la testa, ingoia per schiarirsi la voce, prende fiato e ripete ancora una volta la sua richiesta: “Water, please”. Quel grido cadrà nel vuoto, nello spazio arido della disumanità.

I militari sono lì per lei e per gli altri esseri umani assetati, affamati e disperati che si sono accampati dietro la rete; il loro compito è respingerli, negargli anche l’acqua. E i migranti sono lì per passare la rete e arrivare finalmente in Europa; il loro sogno è stato intercettato da Turchia, Bielorussia e Russia e tramutato in un’arma di pressione e di ricatto. La Polonia non è disposta a cedere ai ricatti. Non vuole né la bambina con la farfalla sul cuore, né tutti gli altri.

All’Europa e ai potenti della terra- ora impegnati a Glasgow a discutere di ambiente, di emissioni e del futuro delle nostre risorse idriche- è affidato il destino di quegli esseri umani; da loro dipende la possibilità che queste persone riescano almeno ad avere, nell’immediato, una bottiglia di acqua per affrontare il futuro.

di Nicoletta Iommi