Dipendenti rifiutano i panettoni aziendali
I panettoni aziendali riportano alla mente scene di fantozziana memoria. Da una parte i mega direttori che si scambiano panettoni d’oro come simbolo e ostentazione del potere manageriale, dall’altra i dipendenti che fanno recitare, davanti ai direttori, le poesie di Natale ai loro figli per poi ricevere il regalo natalizio. Una scena durissima dove Fantozzi, nonostante l’umiliazione di vedere sua figlia diventare l’oggetto dello scherno dei suoi capi, pronuncia con dignità e espressione di biasimo i celebri auguri di Natale: “I miei più servili auguri per un distinto Natale e uno spettabile anno nuovo”.
E chissà se è proprio ripensando a quelle scene di sopraffazione e indolenza, di meschinità e pochezza, che gli oltre 200 dipendenti dell’Istituto Santo Stefano di Potenza Picena hanno deciso di restituire ai dirigenti i panettoni di Natale.
Questi alcuni stralci della lettera riportata dal giornale on line viverecivitanova.it:
“Spett.le Amministratore delegato, spett.le direzione risorse umane, l’approssimarsi delle festività natalizie coincide, come d’abitudine, con il vostro regalo natalizio, un panettone, che oggi vi restituiamo insieme a questa lettera nella quale cercheremo di spiegare i motivi di una scelta così netta. Siamo consapevoli di compiere un gesto simbolicamente forte, perciò cercheremo di contestualizzarlo compiutamente affinché possa essere meglio compreso.
L’autenticità dell’atto di regalare qualcosa consiste nel manifestare attenzione, rispetto, gratitudine e affetto alla persona a cui è destinato il regalo. Ciò premesso, abbiamo più motivi per ritenere che non vi sia alcunché di autentico nel vostro regalo perché nel trattamento che ci riservate quotidianamente non c’è nulla di quanto sopra. Non c’è attenzione da parte vostra nelle richieste che vi facciamo.
Da anni avete orientato la gestione del personale su modalità anacronistiche da “padroni”. Il vostro è un no incondizionato ad ogni richiesta che presenti elementi discordanti con la vostra continua ricerca di profitto”
La lettera prosegue con alcuni esempi di quella che i dipendenti considerano una “gestione da padroni”: imposizione di nuove turnazioni e posizioni irremovibili sulle richieste di revisione dei turni, frammentazione dei contratti in quella che i lavoratori definiscono “una babele contrattuale”, carichi di lavoro e contestazioni disciplinari “agitate come una mazza al vento”.
Sono passati 46 anni dalla pellicola di Fantozzi, ma alcune spietate realtà lavorative sembrano non invecchiare, almeno fin quando gli attori, quelli che nel film hanno il ruolo dei sottomessi, non prendono coraggio e decidono di cambiare le battute, le scene e il finale.
di Nicoletta Iommi