La rabbia delle donne, oggi. Processo con assoluzione piena.

Accade che ti chiedano un pezzo sulla violenza contro le donne .
Accade che pensi che ,tutto sommato,sia bello che se voglia parlare cosi tanto quest’anno.
Accade anche ,però, che ti metti al pc e scopri che di “ parole “ non ne trovi.
Non te ne vengano più.
Che pensi non bastino, siano state tutte già dette e tutto sembri cosi retorico.
Accade che pensi che ti sia rimasta solo la rabbia.
Come donna e come cittadina italiana.
Che pensi che sia giusto e sacrosanto il clima di paura che tanti uomini a tutti i livelli provino ora ,ora ripensando a “se e quando” mai nella loro vita abbiano esercitato un qualunque potere per ottenere qualcosa da una donna che in quel momento non volesse
Ecco,accade pensi che “finalmente” le donne parlano.
Almeno quelle che possono.

E che questo parlare di quelle che possono ,in fondo,possa aiutare anche quelle in posizioni più deboli.
Insomma,ti trovi a scrivere e via via che scrivi avverti solo una gran rabbia.
Poi cerchi i fatti,provi a tornare lucida. E, cercando questi fatti ,torni con la mente ad un pomeriggio, seduta in terra in una sala dove davanti a te una donna alta, magra,s eria ed elegante parlava mentre passavano le immagini di un video.
Rivedi ragazze con stivali e lunghe gonne a fiori distese come un prato, simili alla tua intorno a te che ascoltavano quella donna.
Allora torni ad oggi, vai su you tube e hai voglia di rivederla, di riascoltarLa quella donna.
La risenti affermare, in una aula che ha fatto storia e in quel video che ha fatto storia ,che
”Quanto e’ successo in questa aula e’ il motivo per cui le donne non denunciano”.

Accade allora che quelle parole e quei ricordi si confondano e si sovrappongano a immagini di oggi,e mentre cercavi una soluzione alla tua rabbia questa non faccia ,invece,altro che salire.
Pensi che quella donna,Tina Lagostena Bassi le ha dette quasi quaranta anni fa quelle parole (era il 1979) e che le immagini che sei andata a ricercare sono quelle di “Processo per stupro “.
Rivedi le arringhe degli avvocati,i loro sorrisi di compiacimento mentre uno di loro si dichiarava anche lui vittima della moglie alla quale doveva riferire sempre con chi fosse a pranzo (e giù risatine in aula)…o che l’obbligo imposto alla fellatio tale non era perché’ “il possesso era stato esercitato dalla femmina sui maschi..che,poverini,si erano loro abbandonati nelle fauci avide di costei !”.
Inevitabile passare ad oggi.

Alla lettura incredula delle domande fatte alle ragazze americane ,per esempio,alla notizia di un incidente probatorio durato un numero sconcertante di ore e a quell’avvocato a difesa che si rammarica perché’ ne aveva preparate 260 di domande alle ragazze..ma non sono state fatte tutte!
O alle parole di pochi mesi fa di quel sindaco che definì una “bambinata” lo stupro di gruppo di una ragazzina da parte di coetanei.
Allora,proseguendo, si potrebbe scrivere di tanto di quello di cui si sta parlando in questi giorni.
Ma restano su tutto i numeri delle donne uccise in Italia ,cosi come la cifra impressionante ,e troppo spesso dimenticata ,dei loro figli.
Degli orfani di femminicidio in Italia,la cui tutela e’ stata bloccata da Forza Italia in Commissione Giustizia del Senato nell’estate scorsa perché’ inserirebbe anche figli di “unioni civili” !
Cosi che ,per alcuni, nel nostro Paese già macchiato da questo orrendo primato di morte, la tutela di un bambino che ha trovato la mamma ammazzata a coltellate e’ diversa a seconda se la suddetta ,nella pozza di sangue ,fosse sposata regolarmente o meno.

E ,poi ,c’e’ anche da chiedersi il perché’ della rabbia che si prova?
Insomma,andando avanti potremmo continuare nell’elenco di tutte le cose che si sanno e che si dicono continuamente a proposito del tema della violenza su noi donne e sulla questione di genere.
Questione di genere che in molte abbiamo sempre rifiutato convinte che ,ormai, fosse l’ennesimo ghetto in cui noi donne da sole ci rinchiudevamo e si dovesse andare oltre.

Ma ora no. Il fondo si è toccato e la misura e’ davvero colma.
Va fatto un mea culpa su questo ,anche da parte di molte di noi.
Troppe cose sono state date per scontate,troppe per acquisite.
Si e’ creduto di aver raggiunto gia’ qualcosa e, probabilmente, mollato un po’ gli ormeggi.
Mollato credendo fosse ormai possibile abbandonarci anche ,e finalmente ,alla parte di cui siamo orgogliosamente proprietarie, quella femminilità che vorremmo goderci perché’ parte di noi e ricchezza unica.
Credendo di potere essere passate alla fase storica dell’armonizzare teneramente tutta la vastità di quello quello che siamo. Senza scimmiottare più un maschile che non ci appartiene per definirci e avere potere.
Invece no. Troppi pezzi persi per strada,troppa ignoranza da strapazzo ci è stata buttata addosso nel frattempo, ignoranza sulla quale noi che vedevamo abbiamo chiuso gli occhi credendo non ci riguardasse …mentre questa,invece,sui media, nel linguaggio e nel costume modificava profondamente e con determinazione una cultura di almeno due generazioni intorno a noi,di uomini e di donne.
Allora? Si torna indietro per andare avanti e.. si riparte.
Da quello che di drammatico accade per tornare a “fare”di nuoco Cultura,possibilmente senza la rabbia che oggi ci prende e ci stringe lo stomaco.

Cultura del Rispetto,semplicemente.
Del Rispetto dell’essere umano.
Quello per cui basterebbe attuare solo e realmente l’art 3 della nostra Costituzione,fra l’altro scritto da una ragazza di ventitre anni,Teresa Mattei,cosa che troppi,troppi dimenticano.
Tornare a parlarne .Nelle scuole in primis,con programmi imposti ad hoc (altro che alternanza scuola lavoro!).Partendo dal dato visibile e terribile di una Italia macchiata vergognosamente dal sangue di troppe donne che non riescono a dire No e da maschi che non riescono ad ascoltarli.
“Io vorrei che tutti cominciassimo a sognare e progettare un mondo diverso. Un mondo piú giusto. Un mondo di uomini e donne piú felici e piú fedeli a se stessi. Ecco da dove cominciare: dobbiamo cambiare quello che insegniamo alle nostre figlie. Dobbiamo cambiare anche quello che insegniamo ai nostri figli” .
Queste le parole di Chimamanda Ngozi Adiche in un memorabile discorso ,queste la base da cui ripartire. .
Unica via praticabile in sinergia con Scuola,istituzioni e ogni luogo possibile dove si possa divulgare.
Quello su cui rifondare una Cultura dove la rabbia,quella che ancora, prende e sorprende di nuovo oggi tante di noi,diventi davvero ,e definitivamente, solo uno sbiadito ricordo.

di Milene Mucci

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