Renzi, Alfano, Guidi, Boschi… Chi sarà il prossimo?

Carlo

Dopo due anni, solo un mare di parole, con un malessere che cresce, un’economia che non decolla, un conflitto di interessi tra classe dominante e mondo del lavoro sempre più evidente

Nella trasmissione su Rai3 con Lucia Annunziata (doveva essere un’intervista ed è stata, come di consueto, una continuata autocelebrazione) Matteo Renzi si è assunto la responsabilità ed ha rivendicato a sé la scelta dell’emendamento sul caso Total-Gemelli-Potenza.
Sì, la vicenda che ha condotto alle dimissioni il ministro (in quota Confindustria ex Squinzi) Federica Guidi.
I motivi dichiarati da Renzi?
Basta con le resistenze a chi vuole cambiare l’Italia!
Basta con il bloccare le grandi opere che muovono l’economia e sono fonte di lavoro.
Basta con i giudici che rallentano all’inverosimile le cause civili con i cavilli più pretestuosi (loro, non gli avvocati e i fans delle prescrizioni)!
Basta con i referendum antitrivelle che ci impediscono di sfruttare risorse nazionali!
Basta con un iter parlamentare  di due Camere, ormai ridotte ad approvare a colpi di fiducia i decreti legge governativi.
Basta!! “Potevo fare di quest’aula sorda e grigia un covo di manipoli ..” Ma no, scusate, era un altro politico, (che pure anche lui si assunse la responsabilità, nel suo caso per il delitto Matteotti)…

Va di moda accostare l’ex sindaco di Firenze (senza gli scontrini, lui non è Marino!) ad altri leaders del passato. Al pregiudicato di Arcore, al latitante di Hammamet ..
E più recentemente (da Scalfari, su “La Repubblica”) è stato accostato a Giovanni Giolitti. Ma non per lo scandalo della Banca Romana, come si poteva pensare per analogia con Banca Etruria e con quel molto di più che si pensa e si teme potrà verificarsi. No, per la disinvoltura delle sue alleanze variabili, dai Civati e Fassina che vanno ai Verdiniani che vengono…
In effetti, la variabilità è una prerogativa esplicita del Presidente del Consiglio. Basti pensare a come non abbia voluto e tuttora non voglia  dimissioni per Maria Elena Boschi (caso della Banca Etruria -con i successivi aggravamenti- nonché le circostanze emerse nel caso Potenza). O di Angelino Alfano (inutile ricordarne i diversi motivi) e come invece con durezza le avesse chieste per Annamaria Cancellieri, e le abbia accettate (volute?) subito per Maurizio Lupi.
Viene da pensare che per Renzi non si debbano toccare in nessun caso i fedelissimi del “giglio magico”. Ma per tutti gli altri le cose sono diverse…
Così, per Federica Guidi (già al governo in quota Confindustria di Squinzi) c’è da credere che qualcosa sia cambiato dopo la designazione a nuovo presidente di Vincenzo Boccia, amico dell’amico De Luca governatore in Campania (un altro che non doveva dimettersi).
Così, per Maurizio Lupi (già al governo in quota “Compagnia delle Opere”) è probabile che abbia influito il minor peso di Comunione e Liberazione nella chiesa di papa Francesco.

Ad essere spregiudicati, si potevano accettare certe disinvolture. con amarezza, ma a patto che crescessero gli indicatori dello sviluppo, gli indici di una ripresa economica e sociale.
Ma così non è stato, così non è. Siamo sempre lontani dalla media europea.
Dopo due anni lo smisurato debito pubblico continua a crescere.
La disoccupazione rimane a livelli da quarto mondo.
Le previsioni per i prossimi anni non danno speranze.
Anche l’aspettativa di vita dopo tanti anni di crescita si è fermata, anzi, è diminuita. Non sono certamente estranei  a ciò i tagli alla sanità, i costi delle cure non più previste nel servizio sanitario nazionale, disponibili solo privatamente con spese che solo i benestanti possono permettersi .

Si è parlato, relativamente alle ultime vicende, di “possibili” conflitti di interesse, di presenze opache nei posti che contano, di “lobbies” che sarebbe opportuno condurre a trasparenza.
Ma la realtà purtroppo è ben diversa, in Italia. Oggi come molti, molti anni fa. Già nel 1893, per lo scandalo della Banca Romana, fu chiara l’esistenza di un sistema malavitoso, di una prassi consolidata di relazioni di stretto e mutuo interesse tra politica e mondo della finanza e dell’economia. Lo stesso Giolitti, per evitare l’arresto, si recò per parecchio tempo all’estero. Poi tornò, e per molti anni fu al centro della vita politica nazionale.
Sono passati più di 120 anni, da allora. C’è stato il fascismo, l’impero. Ci sono state 2 guerre mondiali, una guerra civile, la Resistenza. Poi la Repubblica, la Repubblica democratica fondata sul lavoro. Quasi 40 anni della DC, la balena bianca. Poi Craxi, poi Berlusconi. Poi i nostri giorni.
Ma il sistema malavitoso, la prassi consolidata di relazioni di stretto e mutuo interesse tra politica e mondo della finanza e dell’economia esiste ancora. Anzi, si è consolidato attraverso l’allargamento alle strutture amministrative della cosa pubblica.
Ed il conflitto di interessi non è quello di qualche incauto ministro, ma è quello, sempre più evidente, tra la struttura del potere e il popolo comune, il mondo del lavoro che subisce, che non sa più reagire, che non va neanche a difendersi con il voto. Purtroppo.
E i leaders di oggi, va da sé, non possono essere accostati a statisti veri, a De Gasperi, a Moro, a Ciampi, a Prodi. Purtroppo.

di Carlo Faloci

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