Cosa ne pensa Ignazio Marino
Salvo in molti pensare amaramente, in questi giorni, al fatto che il punto di non ritorno della politica italiana e della sinistra, sia stato tempo fa nello studio di un notaio romano con le firme decise contro un sindaco, da parte del suo stesso partito.
Sì esatto, quello per cui giusto qualcuno faceva ammenda in questi ultimi giorni. Momento topico e simbolico che, allora, ha fatto toccare il culmine al modo di fare politica che ha portato alla situazione che stiamo vivendo, e soffrendo, in molti.
Modo di fare politica detentore solido ed esclusivo della più autorefenziale, arroganza. Arroganza credutasi, per anni, eternamente impunita. Condizione ottimale per una reazione a seguire di rivolta di massa. Certo di nausea, decisamente spesso acefala e di pancia. Ma logica.
Così fra il sentirsi un po’ gufa e un po’ Cassandra (inascoltata come da regolare copione), mentre già in queste settimane passavano notizie fra lo stadio romanoe la nuova weltanschauung degli italiani scopertisi a destra, il pensiero è andato a quello studio di notaio e a quel Sindaco.
Insomma voler sapere cosa ne pensasse di tutto questo Ignazio Marino, seppur sapendolo dall’altro capo dell’oceano, è stato naturale. Ovvio, quindi, volergli fare qualche domanda.
“Ciao Ignazio come stai? Vengo subito al punto… Certamente, anche se sei lontano, ti arrivano gli echi di quanto sta accadendo in Italia… Giorni fa ho scritto che per me il punto di non ritorno della politica italiana e della sinistra è stato da quel notaio con le firme decise contro di te… Ecc ecc… Vorrei scrivere della necessità di recuperare “testa” e cuore nella politica di oggi e del fatto che recuperare credibilità e serietà richiederà tempo… tanto, tanto tempo. Del fatto che sento che in tanti condividono questo mio pensiero e mi piacerebbe sapere “tu” cosa ne pensi… Come giudichi la svolta presa dall’Italia, che motivazione le dai. Sia della situazione “di Roma” che del nazionale, ovviamente…”
Insomma, giusto il tempo del fuso orario e arriva la risposta. E, da chi potrebbe legittimamente avere oggi tutt’altro atteggiamento, mi vedo arrivare parole cosi:
“Milene, ti leggo subito dopo la fine di una giornata di sala operatoria…
Ti aiuto volentieri se vuoi scrivere questo o un altro articolo ma io avrei invece oggi, se me lo permetti, una esigenza precisa. Non vorrei che ci ‘sporcassimo le mani’ con i temi della politica ‘politicante’.
Né tu, né io.
Che ne dici di affrontare, invece, temi alti come: i diritti civili, il testamento biologico, le migrazioni dei popoli, il diritto delle persone alle cure, la riduzione delle disparità sanitarie, la enorme questione della sostenibilità delle cure per tutti, l’importanza della ricerca scientifica e dell’insegnamento per la nostra società?…”
Non so se per voi sia la stessa cosa ma, a me questa risposta, oggi, è arrivata come una ventata d’aria pura improvvisa che spalanca all’improvviso le ante di una finestra in una stanza dall’aria stantia, talmente stantia che neanche più ti accorgevi che stesse diventando una abitudine!
Qualcosa che come un colpo di spugna fa tabula rasa di mezzi pensieri, bisticci,
Qualcosa che riporta, in un attimo, “al cuore ed alla grandezza di ciò che è mancato finora”.
“L’esigenza di ritornare ai ‘temi alti'”.
Quelli che davvero toccano la vita ed il quotidiano delle persone. Al di là di inciuci a tavolino di gente che ha creduto finora, a sinistra, di parlare ancora a nome di qualcuno mentre alle spalle, ma soprattutto al fianco, non c’era più nessuno.
Non ho ancora risposto ad Ignazio.
Lo faccio ora, da qui, ringraziandolo per questa doccia fredda di buon senso insieme a tutti voi e a chi, per il mio stesso motivo, lo vorrà fare con me.
Una grande lezione di stile e di politica, quella vera. Come dovrebbe essere. In pochissime parole.
“L’esigenza precisa”… Scrivere di “diritti civili, il testamento biologico, le migrazioni dei popoli, il diritto delle persone alle cure, la riduzione delle disparità sanitarie, la enorme questione della sostenibilità delle cure per tutti, l’importanza della ricerca scientifica e dell’insegnamento per la nostra società.”
Peccato, penso, mentre vedo la piccola bandiera Usa che Ignazio ha messo nel finale del saluto. A me, oggi, dà una infinita amarezza. Perché l’Italia è qui invece. Perché noi siamo qui ed abbiamo tutti davvero bisogno come lui ha scritto, oggi come non mai, di “temi alti”. Di scriverne certo, di parlarne e di tornare, finalmente, a discuterne.