Serve un cambio di passo per non morire di lavoro
In media ogni giorno si registrano in Italia quattro morti sul lavoro, un dato che spaventa, una guerra silenziosa che falcia vite umane nell’indifferenza generale di un paese ormai assuefatto e che non riesce a cambiare passo nell’ottica della salute, sicurezza e prevenzione sul lavoro.
Normative ferme al Testo Unico 81 del 2008 (fatto salve alcune parti modificate nel corso del tempo) siamo arrivati al 2022 e l’impianto tecnico e giuridico rispetto la sicurezza e la salute sul lavoro è rimasto pressoché lo stesso di 14 anni fa. Se consideriamo che il mondo del lavoro nel frattempo è notevolmente cambiato, la tecnologia e di conseguenza le macchine, hanno mutato i ritmi di produzione. Le aziende che stanno al passo con i tempi investono e sostituiscono i macchinari più obsoleti con quelli più moderni e più sicuri in grado di aumentare la produttività con attenzione alla sicurezza del lavoratore, mentre le aziende che non ci riescono mantengono quelli vecchi, magari apportando modifiche per massimizzare la produttività. Allora ci viene in mente la vita rubata a Luana D’Orazio, giovane operaia di 22 anni che il 3 maggio 2021 è stata risucchiata dall’orditoio in cui stava lavorando e sembrerebbe, dalle indagini aperte dalla Procura di Prato sulle possibili cause, che vi sia stata una intenzionale manomissione dei dispositivi di sicurezza sul macchinario, da parte dei datori di lavoro, al fine di aumentare i livelli di produzione.
Dunque quanto vale una piccola percentuale di aumento di produzione rispetto a quanto vale la vita di un lavoratore? Le cosiddette “morti bianche” a causa di manomissioni o mancate manutenzioni dei dispositivi di sicurezza sul lavoro sono molte.
Andrebbero riformati anche gli organi di controllo. Gli Ispettorati Territoriali del Lavoro non riescono a fare fronte con il personale ridotto ai controlli necessari e la mancanza di questi favorisce la noncuranza, l’approssimazione e la superficialità nel lavoro e nel comportamento da parte sia del datore di lavoro che non crea le condizioni massime di sicurezza sia dei lavoratori che non usano a dovere i dispositivi di protezione individuali o usano impropriamente attrezzature di lavoro.
Andrebbe riformata anche la rappresentanza sindacale di controllo, le RLS – Rappresentante dei Lavoratori per la sicurezza – per lo meno dove essa è prevista. Praticamente andrebbe rivisto tutto ciò che riguarda la salute, la prevenzione e la sicurezza sul lavoro. Occorrono investimenti, occorre creare la cultura ma sopratutto occorre capire che il profitto e la velocità nei processi di lavoro sono sempre a scapito della sicurezza e/o della salute se questi non sono resi sicuri.
L’ultimo e triste, per come è avvenuto il 18 dicembre 2021, episodio di morte sul lavoro è stato quello dei tre operai che a Torino sono morti cadendo insieme alla gru su cui lavoravano. Tre vite spezzate d’un colpo. Le responsabilità saranno da accertare e ci vorranno forse anni, anni in cui si diluiranno e si rimpalleranno colpe e qualora si individuassero i responsabili, stante il tempo dei processi, si rischia pure che non paghino perché alcuni reati potrebbero andare in prescrizione.
Quattro morti al giorno sul lavoro è una guerra, una guerra che un Paese civile non deve permettere.
di Eligio Scatolini