Olimpiadi di Tokyo: un sismografo del nostro tempo

Le Olimpiadi di Tokyo, come un sismografo del nostro tempo, permettono di registrare gli smottamenti e le spinte umane, sociali e politiche a livello mondiale e restituiscono uno spaccato che va oltre le prestazioni sportive e il medagliere.

Un tracciato che mostra crepe e cedimenti, ma anche tentativi coraggiosi di superamento e formali atti di denuncia. I picchi, intervallati da favole e drammi personali dei singoli partecipanti, che pure raccontano speranze e disincanti che ci appartengono, raggiungono diverse altezze. Alcuni superano i livelli di guardia e destano allarme, altri mostrano cambiamenti negli strati sotterranei dello sport che sembrano anticipare nuove e più inclusive regole in diversi ambiti.

La cerimonia inaugurale, ad esempio, si è svolta in uno stadio deserto. Il Giappone si preoccupato di non vanificare gli sforzi di contenimento della pandemia, anche se è ancora presto per vederne i risultati.

Ma questo non è solo il tratto distintivo rispetto all’Europa che, per gli Europei di calcio, ha lasciato che si riempissero gli stadi.

Prima della cerimonia inaugurale del 2021 si sono dimessi il capo dell’organizzazione dei Giochi olimpici Yoshiro Mori e il compositore della musica per la cerimonia di apertura Keigo Oymada. Il primo è stato costretto dalle critiche che gli sono piovute addosso dopo i commenti sessisti espressi durante una riunione; per il musicista invece l’accusa è di aver praticato, ai tempi della scuola, atti di bullismo su ragazzi disabili.

La vergogna del proprio agire, il rimprovero collettivo come forma di autocensura, appaiono ancora radicati nella cultura giapponese e non hanno risparmiato neanche le Olimpiadi.

Gli Stati Uniti, dove la polemica sui vaccini continua ad infuocare gli animi e a mettere a dura prova la tenuta delle massime istituzioni, si sono presentati alle Olimpiadi con il maggior numero di atleti No-vax. Secondo il Capo Medico del Comitato Olimpico e Paraolimpico americano Jonathan Finnoff sarebbero circa 100 su 613 sportivi che compongono il team.

C’è poi un record stabilito in maniera collettiva: sono le Olimpiadi con il maggior numero di atleti appartenenti alla comunità lgbtq+, a cui si sono aggiunte le voci di tutti quegli sportivi che hanno mostrato, chi con l’abbigliamento e chi lavorando a maglia sugli spalti, la necessità di abbattere pregiudizi e stereotipi legati al genere.

La delegazione russa – ROC-  ha partecipato senza inno e senza bandiera.  Una conseguenza sanzionatoria dello scandalo doping del 2014 che allontana i tempi di quell’imprescindibile connubio tra sport e geopolitica che caratterizzava le Olimpiadi durante gli anni della Guerra Fredda.

La Bielorussia di Lukashenko mostra, anche a Tokyo, il trattamento che riserva ai dissidenti: l’atleta Krystina Tsimanouvskaya ha denunciato un tentativo di rimpatrio forzato a seguito del malcontento, espresso via social, per la scelta degli allenatori di iscriverla alla staffetta senza il suo consenso. La velocista ha dichiarato di essere stata prelevata e portata in aeroporto e qui avrebbe chiesto aiuto alla polizia giapponese per evitare di salire sull’aereo che l’avrebbe riportata in patria, dove avrebbe subito pesanti conseguenze. Grazie all’intervento del Comitato Olimpico Internazionale l’atleta è riuscita ad ottenere protezione umanitaria e due allenatori bielorussi sono stati allontanati dalle Olimpiadi.

La Grecia si scopre nuda dopo la pesante la pietra alzata dal sollevatore olimpico Iakovidis sulle difficili condizioni economiche degli atleti ellenici.  Lo stato di indigenza degli sportivi, costretti a mangiare nelle mense e senza soldi per accedere alle cure mediche, non è che il riflesso di un Paese ormai al tracollo economico e con un numero sempre maggiore di cittadini ridotti ad uno stato di estrema povertà.

In Italia, cavalcando l’onda dei successi olimpici, si discute di ius soli sportivo; la cittadinanza dunque non come un diritto ma come una medaglia, mentre siamo ancora in attesa di una urgente riforma del sistema da attuare in tempi brevi, da centometristi.

Con tutta probabilità la sequenza di scosse olimpiche sarà ancora lunga e continuerà anche dopo la conclusione dei Giochi.

di Nicoletta Iommi