IL CASO ITALIA

In tutto il mondo, Italia compresa, le maggioranze vanno e vengono: conservatori e laburisti, democratici e repubblicani, gollisti e socialisti, destra e sinistra si alternano al governo. Certo, non è indifferente che governi l’uno o l’altro schieramento, ci si può lamentare della scelta, ma comunque bisogna accettarlo, questa è la democrazia.

Quasi sempre.

Infatti, queste elezioni e il loro esito hanno qualche particolarità inedita e non del tutto rassicurante, che rende del tutto unico il caso italiano.

La prima è la legge elettorale vigente.

Avevamo da poco superato il “porcellum”, decaduto per incostituzionalità. A dire il vero, non ci sarebbe stato bisogno, in un Paese normale, del responso della Consulta per respingerlo. Sarebbe bastato, in un Paese normale, il fatto che il suo stesso promotore l’avesse definito una porcata. O il fatto che ricalcasse pedissequamente la legge Acerbo, che consegnò al fascismo il Parlamento italiano.

Evidentemente, noi non siamo tanto normali.

Ma ecco che, di fronte al grave pericolo di una legge elettorale normale, Renzi mandò all’attacco un certo Rosato a proporre la legge attuale. Rosato, essendo diplomato in ragioneria, probabilmente non è un grande esperto di diritto costituzionale, ma sa fare bene i suoi conti. Così ha deciso di fregare la Consulta: se non posso dare un premio di maggioranza palese (come nel porcellum e nella legge Acerbo) farò uno strano gioco a incastro con i seggi uninominali e la parte proporzionale, le alleanze elettorali e gli sbarramenti al 5 o 3%. Così il risultato finale sarà un premio di maggioranza ancora più consistente, ma meno visibile.

È triste constatarlo, ma anche questa nuova legge è stata prontamente approvata.

E se la precedente aveva meritato il nome di porcellum, questa dovremmo chiamarla merdellum: continuando a leggere, capirete da soli il perché. Infatti, Rosato ha superato la porcata di Calderoli, mascherando l’imbroglio in una serie intricatissima di cifre. Ed ha coronato la sua opera di efferato assassinio del voto democratico con macraba ironia: infatti, i voti ricevuti dai partiti che non superano la soglia andranno redistribuiti a tutti gli altri proporzionalmente. Per esempio se ho votato +Europa o Impegno Civico, il mio voto andrà a rafforzare Fratelli d’Italia, se ho votato Italexit, anche il PD si gioverà del mio voto. Vi pare bello?

L’altro aspetto intollerabile del merdellum (pardon! rosatellum) è che assegna i ⅜ dei seggi col metodo maggioritario e gli altri col proporzionale. Qualcuno riesce a vedere un qualche senso o un legittimo motivo in questa scelta? In realtà è un premio di maggioranza occulto, che consente di avere più seggi con una minor differenza di voti, ma non dà nessuno dei vantaggi del maggioritario, che si avrebbero soltanto se tutti i seggi fossero assegnati maggioritariamente.

Come risultato, il parlamento ha oggi una ripartizione dei seggi che non rispecchia minimamente la ripartizione dei voti: la grande alleanza di destra, con il 43,19% di voti ha il 58% dei seggi alla Camera, la piccola alleanza di sinistra, con il 26,13% di voti ha solo il 20% di seggi. Non è una differenza da poco, considerato che il centrodestra passa da una maggioranza relativa alla maggioranza assoluta, mentre i seggi dei partiti di opposizione sono stati drasticamente decurtati; sommando a questo l’effetto del taglio dei parlamentari, l’opposizione parlamentare di fatto scompare. Ma anche all’interno dell’alleanza vincitrice le proporzioni tra i seggi dei partiti non sono proporzionali ai voti ottenuti; per esempio, i seggi leghisti eccedono la percentuale dei loro voti.

Se era incostituzionale il porcellum perché alterava il risultato del voto e la rappresentanza dei cittadini, a maggior ragione è incostituzionale il merdellum (pardon! rosatellum).

Grazie Renzi, grazie Rosato per aver organizzato questa truffa, grazie a tutti i parlamentari che l’hanno approvata!

A proposito, per favore, qualcuno svegli dal suo sonno senile il presidente della Consulta.

L’altra italica peculiarità è la composizione dell’alleanza di destra.

Forza Italia è il partito-azienda di un patetico vecchio che cerca un riscatto dalla condanna che lo ha fatto decadere da senatore e dalle prescrizioni che lo hanno salvato da condanne più gravi. Fa impressione vederlo sorridere tutto imbellettato, mentre due degli alleati lo sorreggono per le ascelle.

La Lega è una strana associazione che nasce dall’idea di separarsi dallo Stato italiano, perché non vuole che le tasse degli operosi padani vadano anche a beneficio dei terùn, ammesso che sia vero: un malcelato razzismo che oggi si estende anche ai pericolosissimi migranti. Per chi ha buona memoria, i leghisti sono quelli che portarono un cappio in parlamento all’epoca di mani pulite, mentre il loro leader, Bossi, era costretto ad ammettere in tribunale di aver accettato finanziamenti illeciti per il partito. Roma ladrona, dicevano, come se a Milano o Venezia non rubasse nessuno. E poi è il partito che ha sottoscritto un patto di alleanza, tuttora vigente, con quello di Putin.

E Fratelli d’Italia?

Qui il discorso si fa più complesso. È un normale partito di destra, come i tories inglesi o i repubblicani americani, o è un partito ancora legato all’ideologia fascista, pur con le differenze prodotte da un secolo di storia?

Le dichiarazioni ufficiali della sua leader Meloni farebbero propendere per la prima ipotesi, ma alcuni fatti la smentiscono. Non mi riferisco soltanto al roboante discorso spagnolo, ma ad alcuni chiari segnali di continuità con il neofascismo italiano. Il primo di questi è la fiamma tricolore al centro del logo del partito. La fiamma fu voluta dai fondatori del MSI proprio per ricordare quella continuità, richiamando la tomba di Mussolini. Ma anche il nome del partito, che era una crasi delle iniziali di Mussolini e Repubblica Sociale Italiana, doveva servire ad attestare la sopravvivenza dell’ideologia fascista. E questa non è un’illazione, ma un fatto ormai consegnato alla storia.

Aver mantenuto quella fiamma è molto significativo, al di là dei discorsi rassicuranti.

Purtroppo, anche il programma politico ha un importante punto di contatto con il MSI delle origini che, come FdI, ha sempre fortemente sostenuto l’idea del presidenzialismo. E occorre chiedersi perché la nostra Costituzione l’ha rifiutata e i neofascisti di Almirante e Rauti l’hanno sempre rivendicata.

È pur vero che le repubbliche presidenziali esistono, ma i Paesi democratici come la Francia e gli USA hanno importanti contrappesi al potere presidenziale, a partire dal sistema elettorale. E noi? Provate a chiudere gli occhi e ad immaginare l’effetto dell’abbinamento tra presidenzialismo e merdellum, cioè tra un capo molto forte e un parlamento azzoppato: non ci ricorda un orribile passato? Senza contare che FdI non ha mai specificato che tipo di presidenzialismo proponga e con che sistema di contrappesi e garanzie.

Non dobbiamo, infine, dimenticare le gravi responsabilità dell’Italia fascista nello sconquasso geopolitico dell’epoca e nella tragedia della seconda guerra mondiale. È per questo che alcuni leader europei hanno manifestato preoccupazione per il risultato elettorale; è ancora per questo che quei due marchi identitari del neofascismo, cioè fiamma tricolore e presidenzialismo, avrebbero dovuto essere eliminati già da tempo.

Io non so se, a conti fatti, Giorgia Meloni abbia davvero rinunciato a qualunque velleità di tipo autoritario o, come si dice oggi, di democratura, o se in qualche modo progetti di attuare una qualche forma più o meno occulta di neofascismo 2.0. Ma avrei proprio preferito non dovermi porre questo quesito, soprattutto in un momento in cui la legge elettorale è di per sé una mina vagante per la democrazia, e la classe politica nel suo complesso è quello che è.

di Cesare Pirozzi