Ho Sete
Se una bambina di quattro anni nel nostro mondo e nel nostro tempo muore di sete significa che tutti noi siamo perduti.
Siamo un’era umana al collasso, che mentre brancola nel buio nella difesa strenua di battaglie anche giuste si polarizza, confligge e dimentica. Dimentica i bambini, che continuano a morire nelle traversate della morte nel deserto africano, nel mar mediterraneo, nelle zone più povere del mondo.
Loujin aveva soltanto 4 anni. Era nata in Siria, in una terra nobile, dalla cultura millenaria, martoriata da una guerra che non accenna a fermarsi e costringe migliaia e migliaia di persone a fuggire, a scappare, a sradicarsi, rischiando la vita propria e dei propri bambini.
È morta gridando ho sete, come Gesù Cristo, la grande figura fondativa della civiltà occidentale, ed è morta viaggiando dal Libano verso Cipro, nel seno della Terra che come ogni altra ha influenzato le civiltà umane dell’Oriente e dell’Occidente.
Loujin viaggiava con sua madre, tra le cui braccia è morta chiedendole da bere, e con la sorella di un anno Mira, ricoverata in gravi condizioni perché, una volta arrivato l’aiuto di un mercantile inviato dalle autorità greche dopo giorni di richieste di soccorso cadute nel vuoto, aveva già ingerito troppa acqua di mare per potersi dissetare.
L’imbarcazione di fortuna su cui viaggiavano i profughi era in mera da dieci allucinanti giorni.
Lasciamo alle parole dell’attivista Nawal Soufi, punto di riferimento per la comunità siriana in Sicilia, il compito di esprimere la necessaria denuncia e il grande cordoglio che la accompagna.
È stata l’attivista stessa a dare la notizia con un post dal suo profilo Facebook, dal quale ha scritto:
«Loujin è morta a causa delle politiche europee!
è morta tra le braccia della madre mentre diceva “mamma ho sete”.
Non credo ci siano tante parole da dire…
La foto parla da sola.
Piccola mia…
Scusami!
Ce l’ho messa tutta, ma degli adulti molto cattivi hanno deciso di non mandarti i soccorsi».
di Giacomo Fagiolini