Sangue sul lavoro

Omicidi annunciati, sette lavoratori morti in 48 ore. Una strage continua. Una guerra continua. Sangue, morte, omicidio di lavoro, tutti i giorni. Tutti conoscono i numeri, eppure gli omicidi di lavoro non si fermano. Tutti sanno, che domani ne moriranno altri 3/4 eppure continuano a blaterare senza prendere nessun provvedimento.

Ogni giorno viene rispettata la terribile media quotidiana degli omicidi sul lavoro.

Due morti ieri, cinque lunedì. La mattanza continua. A questa mattanza vanno aggiunti i feriti, centinaia di feriti, migliaia di infortuni.

La drammatica conta quotidiana degli omicidi di lavoro, viene rispettata scrupolosamente dalla morte, che, felice di essere intoccabile e impunita, continua a mietere vittime, senza sconti. La morte,  per omicidio di lavoro, non si stanca di traghettare giovani e anziani, con una unica traversata nel fiume dell’aldilà.

Nei cantieri edili si muore. Muoiono gli autisti  negli incidenti sulle autostrade, come muoiono i braccianti agricoli per sovraffaticamento. Muoiono le donne nelle fabbriche tessili, muoiono incastrati nei macchinari, spesso senza protezioni. Cadono dal tetto dei capannoni, oppure vengono sepolti vivi da tonnellate di materiale che gli cade addosso. Ma si muore anche nelle centrali Enel, come si muore nelle segherie o nei boschi. 

Tutti i giorni la politica, quella becera (è rimasta solo quella) parla, sparla, si impegna, buffa, non mantiene, piange, partecipa ai funerali, ma, rimane che mentre piange, la politica, altri muoiono e loro continuano a blaterare a vanvera. Nulla cambia il giorno dopo. Tutto rimane uguale al giorno prima. I lavoratori muoiono, in media tre al giorno, ma anche cinque o sette, sembra la formula matematica dei numeri primi, ma non è così: muoiono, uccise dal lavoro, donne e uomini, ragazzi e anziani. Muoiono persone, famiglie e figli piangono, ma alla politica, quella becera (è rimasta solo quella) il dolore delle famiglie non lo contemplano, non lo sentono, non ascoltano il grido dei figli o delle madri. No. Loro, i politici, i governi, sono sordi al grido di dolore. Ma parlano, parlano, parlano a vanvera e le lavoratrici e i lavoratori muoiono. Tre al giorno, ma anche quattro o cinque ma anche sette.

Claudio Caldarelli