2 Giugno Festa della Repubblica
Il 2 Giugno 1946 il risultato delle urne dà la vittoria referendaria ai sostenitori della forma repubblicana.
Contestualmente ebbero luogo le elezioni, democratiche, a suffragio finalmente universale, dell’Assemblea costituente. Questo significa che, indipendentemente dalla scelta repubblicana o monarchica, il nuovo Stato avrebbe avuto natura democratica e una nuova Costituzione.
Era la democrazia la vera grande innovazione che veniva introdotta e riconosciuta come elemento caratterizzante, e che doveva innervare il Paese che si stava edificando.
Indipendentemente dalla forma istituzionale, il paese aveva raggiunto una forma democratica compiuta, dove i diritti sono prerogativa di ogni cittadino.
Gli italiani, scegliendo la Repubblica, cominciarono a costruire una nuova storia, un nuovo paese, una nuova società civile.
Una società civile, non si caratterizza per essere un insieme di individui che occupano lo stesso territorio, una semplice sommatoria, ma una comunità di persone che hanno comunione di vita sociale, condividono gli stessi interessi e comportamenti.
Il nuovo Stato, la Repubblica democratica, la casa comune, avrà come fondamento la Costituzione, pensata per il Paese, ma con in nuce un orientamento di più ampio respiro, sovrannazionale, europeo. Essa sarà il suo cuore pulsante.
È intorno ai valori espressi nella Carta costituzionale che sarà edificata la nuova Italia. Ripudio della guerra, solidarietà, dignità, tolleranza, uguaglianza, accoglienza, rispetto della libertà di ognuno, riconoscimento dei diritti inalienabili dell’uomo, come successivamente declinati nella Dichiarazione universale dei diritti umani.
Sono questi valori che hanno determinato la costruzione di una comunità la cui forza si è espressa più volte, come nei casi di grandi catastrofi, naturali e non: il terrorismo, che lo stato, ha sconfitto ricorrendo alla forza del diritto; il disastro del Vajont, l’alluvione di Firenze, i terremoti del Belice, dell’Irpinia, di L’Aquila…; da ultima ma non meno importante, la pandemia del Covid19, che ha messo a dura prova la capacità di reagire del paese in termini pratici, e la consistenza di quei legami antropologici che caratterizzano l’essere italiani.
Certamente la costruzione non è ancora completa, è in divenire.
Moltissimo c’è ancora da fare, soprattutto in tema di uguaglianza reale, di lotta alla povertà, di pari opportunità per tutti, di protezione delle fasce deboli, ma la direzione è indicata nella Costituzione, anch’essa in divenire, ma con molti principi fermi, irrinunciabili.
Chiunque metta in discussione i principi fondamentali della democrazia come il principio della separazione dei poteri, del reciproco controllo degli stessi, le libertà fondamentali, la libertà di stampa, magari abusando delle proprie posizioni di potere, si pone contro la Repubblica democratica.
Quando si toccano certi pilastri della democrazia e della Costituzione, nel modo in cui sta tentando di fare l’attuale governo, in realtà si tende ad una democratura, cioè ad un regime politico improntato alle regole formali della democrazia, ma ispirato nei comportamenti a un autoritarismo sostanziale.
È estremamente attuale il pensiero di Sandro Pertini, il presidente più amato dagli italiani: “La Costituzione è il fondamento della Repubblica. Se cade dal cuore del popolo, se non è rispettata dalle autorità politiche, se non è difesa dal governo e dal Parlamento, se è manomessa dai partiti verrà a mancare il terreno sodo sul quale sono fabbricate le nostre istituzioni e ancorate le nostre libertà”.
Per questo motivo è necessario difendere la Repubblica democratica e la Costituzione, che per loro natura debbono procedere insieme, da qualsiasi attacco, ovunque possibile e dovunque possibile, in ogni occasione, con voce chiara e forte.
Così come fece Oscar Luigi Scalfaro, probabilmente non amato quanto Pertini, ma altrettanto rispettato, di fronte ad un attacco alle istituzioni di altro genere, ma non per questo meno pericoloso: “Nessuno può stare a guardare di fronte a questo tentativo di lenta distruzione dello Stato, pensando di esserne fuori. O siamo capaci di reagire, considerando reato il reato, ma difendendo a oltranza e gli innocenti e le nostre istituzioni repubblicane o condanniamo tutto il popolo e noi stessi ad assistere a questo attentato metodico, fatale alla vita e all’opera di ogni organo essenziale per la salvezza dello stato. A questo gioco al massacro io non ci sto.”
Corrado Venti