Stragi di agosto o stragi di Stato

claudio

Negli anni ’70, agosto era il mese delle ferie e del tutto chiuso. Era il mese del ritorno dei migranti italiani verso le loro radici: il sud. Era il mese delle stragi. Il mese preferito dall’eversione e dai servizi segreti, che all’epoca avevano nomi come Sid, Sisde ed altro. In questo mese, la strage del treno Italicus, era il 4 agosto del 1974. Era il 2 agosto del 1980 quando esplose la bomba nella stazione di Bologna. Sempre ad agosto doveva scattare il golpe di Edgardo Sogno.

Molte cose ancora non le conosciamo, ma conosciamo la trama eversiva che ha attraversato l’Italia in quegli anni, come conosciamo la trama che ancora ci attraversa, leggi trattativa Stato-mafia. Conosciamo il contesto: la guerra segreta dell’Occidente contro il comunismo, di cui i servizi segreti italiani e internazionali, erano in prima linea. Una guerra senza esclusione di colpi, con molti morti innocenti, tanto sangue e tanto dolore.

Una guerra che ha utilizzato strutture e pianificazioni clandestine, coperte dagli apparati dello Stato, come “Gladio” e “Nuclei per la Difesa dello Stato” (Nds). Apparati clandestini che per le operazioni sporche, utilizzava anche gruppi terroristici. Cosi li definisce Carlo Mastelloni,  in quegli anni  giudice istruttore a Venezia, che incrocio nelle sue indagini formazioni terroristiche e Apparati di Stato.

Le trame si consumano di notte, di notte esplodono le bombe, di notte si muore innocenti. Ed era notte il 4 agosto del 1974 quando dentro la pancia della montagna, all’interno della galleria di San Benedetto Val di Sambro, esplode la bomba sul treno Italicus, diretto a Monaco. Una esplosione tremenda polverizza il quinto vagone: 12 morti e 48 feriti.

E’ la strage più preannunciata d’Italia, come il libro di Marquez, (cronaca di una morte annunciata) tutti sapevano che sarebbe esploso un treno. Il 18 luglio del 1974, cioè due settimane prima, il capo della polizia Efisio Zanda Loy, aveva diramato, a tutti i dirigenti dei commissariati di polizia ferroviaria, un telegramma nel quale diceva:” Persistente allarme in ambito ferroviario, continue segnalazioni presunti attentati…impone adozione ogni possibile misura”. Tale allarme venne poi improvvisamente e immotivatamente  sospeso dallo stesso ministero dell’Interno.

La mattina del 31 luglio 1974, pochi giorni prima della strage Italicus, la signorina Claudia Ajello, impiegata a Roma presso un ufficio periferico del Sid (servizio segreto militare) scende in strada e da un telefono pubblico dice a interlocutori ignoti:” Le bombe sono pronte…il treno arriva a Bologna…c’è una macchina che ti porterà a Mestre…state tranquilli i passaporti sono pronti…passerete il confine…state tranquilli”. La telefonata è udita distintamente dalle tre persone presenti in quel momento nel locale. Le due impiegate del banco lotto e un cliente.

La telefonata più inquietante dello stragismo italiano perché Claudia Ajello era una vera agente del Sid, infiltrata nel Pci e tra gli esuli greci. Quando fu interrogata, dopo la denuncia delle due donne, il terzo uomo, cliente abituale del bar, scomparirà nel nulla, confermerà di aver telefonato, negando di aver usato la parola bombe.

Sul treno Italicusavrebbe dovuto viaggiare il ministro degli Esteri Aldo Moro, che era già salito sul treno, doveva raggiungere la famiglia in Trentino, così assicura sua figlia Maria Fida, ma un attimo prima della partenza, due funzionari del ministero fanno scendere Moro.

Una strage di cui non si sa niente dal punto di vista giudiziario. Nè la mano terrorista che mise la bomba, né la mente criminale che ideò la starge. Niente. Buio totale. Tutti i fili che portavano alle responsabilità furono recisi, insabbiati, deviati, a partire dal teste chiave Aurelio Fianchini, principale accusatore dei neofascisti Mario Tuti e Piero Malentacchi. Sparì dalla circolazione prima di presentarsi al processo.

Fu accertato il coinvolgimento della loggia massonica P2.

di Claudio Cardarelli

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