23 agosto 1927, Nicola e Bart
Con la complicità e la vergogna dei Salvini dell’epoca, quando i migranti erano gli italiani …
Il 23 agosto del 1927, a Charlestown nel Massachusetts, morivano sulla sedia elettrica due italiani, operai, anarchici, Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti.
L’esecuzione fu il momento terminale di una vicenda giudiziaria scandalosa, iniziata nel 1920 con uno squallido processo (in esso il magistrato giudicante apostrofava gli imputati come “bastardi anarchici”) e proseguita con anni ed anni di contrapposizione tra una generosa campagna di solidarietà, In tutto il mondo, e la protervia con cui la magistratura e gli apparati governativi difesero una sentenza ingiusta, manifestamente errata.
Una sentenza politica, spietatamente voluta , contro immigrati che svolgevano un duro lavoro giornaliero, Sacco in una fabbrica di scarpe e Vanzetti come venditore ambulante di prodotti ittici. Che erano pacifisti, contrari alla prima guerra mondiale (per non comba:ttere emigrarono per tre anni in Messico).
Per i politici al governo nel Massachusetts, peraltro, erano pericolosi sovversivi: anarchici, comunisti. Per loro era lo stesso, erano propagandisti del terrore rosso della rivoluzione d’ottobre, in Russia. Dovevano morire.
Erano sovversivi che attentavano alla pace sociale, da eliminare a tutti i costi. Perché pensavano liberamente, perché organizzavano manifestazioni e comizi di protesta, come per la morte di un anarchico italiano, Andrea Salsedo, interrogato nel Boi (Bureau Of Investigation) della contea, e sfracellato per una “accidentale” caduta dal 14° piano. (Come accadde ad un altro anarchico, Giuseppe Pinelli, a Milano, nel 1969). Dovevano morire.
Furono arrestati , era il maggio 1920 con l’accusa di avere effettuato, un mese prima, una rapina nella quale erano rimasti uccisi un poliziotto ed un cassiere della ditta rapinata,
Erano in possesso di una rivoltella (nessun riscontro venne fatto con i proiettili che avevano ucciso). Erano migranti, erano anarchici, erano italiani. Erano innocenti. Protestarono la loro innocenza fino all’ultimo. Dovevano morire.
Vanzetti, al processo, dichiarò di non augurare a nessuno “ .. ciò che ho dovuto soffrire per cose di cui non sono colpevole. Ma la mia convinzione è che ho sofferto cose di cui sono colpevole, sto soffrendo perché sono un anarchico, e davvero sono un anarchico. Ho sofferto perché ero un italiano, e davvero io sono un italiano..”
E avevano sofferto perché erano migranti. Ancora Vanzetti ebbe a scrivere: ..“Al centro immigrazione ebbi la prima sorpresa. Gli emigrati venivano smistati come tanti animali. Non una parola di gentilezza, di incoraggiamento, per alleggerire il fardello di dolori che pesa già così tanto su chi è appena arrivato”..
Già, il centro immigrazione. Sono ancora disponibili le registrazione degli arrivati e la loro destinazione: “Pietro Benedetti, Providence, Rhode Island”, è la traccia di un lontano parente. Che nel primo lavoro ebbe per pasto roba altrimenti destinata al cane. Che dormiva con la pistola sotto il cuscino. Che dopo il processo a Sacco e Vanzetti decise di tornare in Italia, e diceva sempre: “non è posto per noi italiani” …
Cinquanta anni dopo le esecuzioni, il 23 agosto 1977, dall’allora governatore del Massachuttetts, Michael Dukakis, si ebbe un atto ufficiale, che fu accolto con soddisfazione dai tanti nel mondo che avevano creduto in Nicola e Bart:
“Io dichiaro che ogni stigma ed ogni onta vengano per sempre cancellate dai nomi di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti” …
Un atto ufficiale, una dichiarazione politica, ma non altro.
Non si è trovato il coraggio, negli Usa, di rivedere il processo, di condannare i mandanti politici di quella vergogna.
E non lo si troverà mai. E intanto oggi, da noi…
di Carlo Faloci