Olocausto palestinese

I civili palestinesi continuano ad essere uccisi dai soldati israeliani. Donne, bambini, anziani, cadono come mosche sotto i colpi del cannone. Una guerra infinita. Una guerra d’occupazione. Una guerra condannata dall’Onu. Eppure non c’è invio di armi. Non ci sono sanzioni. Non c’è passerella di premier, italiani o europei. In Palestina si muore ogni giorno. Ogni giorno sui territori occupati da Israele si muore, ma nessuno condanna o interviene.

Mercoledì sono stati uccisi almeno 10 palestinesi, tra cui un uomo di 72 anni, più di cento i feriti, di cui 7 in modo grave, nel corso di una operazione militare di rappresaglia, dell’esercito israeliano nella città di Nablus, in Cisgiordania, la fascia di territorio palestinese che Israele occupa in parte dal 1967.

Con la scusa di cercare terroristi, “l’antiterrorismo del terrore” israeliano, ha circondato un palazzo, in quel momento sono iniziati gli scontri. I palestinesi lanciavano pietre, i soldati sparavano. Sono morti i palestinesi.

Nella operazione militare i soldati usano la legge del taglione, incutono terrore. Sparano. Uccidono. Occupano. Distruggono. Ma non c’è una voce che alzi il grido per difendere i palestinesi. Non si sente l’Europa, troppo presa a sanzionare e la Russia e inviare armi alla Ucraina. L’occupazione della Ucraina da parte della Russia è uguale alla occupazione della Palestina da parte di Israele. Da condannare entrambe. Da aiutare le popolazioni occupate entrambe. Da non inviare armi ad entrambe. Ma non è così. L’Europa, gli USA, il mondo, usa due metri e due misure.

Almeno 51 palestinesi sono stati uccisi da inizio anno 2023 in Cisgiordania e Gerusalemme est. Morti che si sommano ai più di 150 del 2022. Israele sostiene che la maggior parte siano miliziani, ma tra le vittime ci sono i giovani che protestavano contro l’occupazione. Ci sono “vecchi” che protestavano contro i raid. Ci sono bambini che erano in strada a giocare. Israele afferma che i raid servono a smantellare le reti terroristiche, mentre i palestinesi li considerano un ulteriore rafforzamento della occupazione.

“Terrorismo organizzato” lo definisce il premier palestinese Muhammad Shtayyeh “ la continua aggressione israeliana contro il nostro popolo nella città di Nablus”.

Tutto avviene nel silenzio totale del mondo che continua ad ignorare le richieste di aiuto palestinese. L’indifferenza della Europa sulla questione è eclatante.

La seconda città palestinese della Cisgiordania dalla scorsa estate vive in un clima di guerra, una guerra che si combatte soprattutto di notte e che non risparmia nessuno. Le unità speciali dell’esercito israeliano, i mista’aravim, che vuol dire comportarsi come un arabo, in abiti civili si fingono palestinesi, di notte con azioni fulminee aprono la strada ai blitz dei reparti dell’esercito. Incursioni che sono accompagnate da intensi scontri a fuoco e che terminano con uccisioni palestinesi, compiute quasi sempre da cecchini.

L’eterna occupazione israeliana. “Chiediamo, invano, da decenni la fine della occupazione israeliana. Il problema principale di Nablus, di ogni città, di ogni palestinese”. Dice Osama Mustafa, direttore del centro culturale Yafa nel campo profughi di Balata. “Ci abbiamo provato con gli accordi di Oslo, con i negoziati ma non è servito a nulla, restiamo sotto occupazione, le colonie israeliane ci circondano. La situazione è insostenibile”.

Intanto, nella più totale indifferenza i palestinesi vengono uccisi dai soldati israeliani.

Claudio Caldarelli