Il dissenso del collettivo K1
“I giovani, ormai, non si interessano di nulla, ai miei tempi…”
“Sembrano degli zombie, sempre incollati al telefono”
Questi sono due esempi di frasi che la nuova generazione è solita sentire.
Nel mondo degli adulti vive la convinzione che i giovani d’oggi siano una massa di cloni, apatici e distaccati.
Credono che la tecnologia li abbia rimbambiti e avvalorano la loro tesi raccontando di come un tempo, si lottasse per ottenere qualcosa.
Poi, a volte, può succedere che questi ragazzi placidi, non stiano effettivamente dormendo e così decidono di far sentire la propria voce.
Decidono, mi correggo, di dare voce a chi non ce l’ha e sta morendo, in un genocidio sugli occhi di tutti, ma sulla bocca di nessuno.
Nei giorni antecedenti al 15 Maggio, a Firenze, il Collettivo K1, ha provveduto a informare i propri compagni di scuola e i docenti, dello sciopero indetto per quel giorno, leggendo un testo dove venivano spiegati i motivi dello sciopero, ovvero il voler dare sostegno all’Intifada Studentesca, che ha preso piede in Piazza San Marco.
Una delle professoresse però, non ha ritenuto giusto quello che stava accadendo, definendolo divisivo e inappropriato nei confronti degli studenti ebrei.
La ragazza è stata in seguito chiamata a colloquio in Presidenza, per discutere di quanto accaduto, finendo per essere minacciata di sospensione, mettendo a rischio l’intero anno scolastico della studentessa.
Così il 17 Maggio, i ragazzi del Collettivo K1 ed altri studenti del Liceo Machiavelli, hanno espresso il loro dissenso nei confronti di una scelta assurda, proprio sotto la scuola.
Oggi ho avuto l’opportunitàà di parlare con Caterina, studentessa del Liceo Machiavelli e membro del Collettivo K1.
Oltre ad avermi raccontato le dinamiche di quanto accaduto, mi ha dimostrato che “i giovani d’oggi” non dormono in piedi, che si danno da fare e che sono pronti a lottare per ciò che ritengono giusto.
Mi è stato spiegato qual è l’intento del Collettivo ovvero esprimere solidarietà nei confronti della ragazza presa di mira dalla scuola. Né lei, né tanti altri studenti e compagni hanno pensato lasciarla sola di fronte ad un’ingiustizia del genere.
Qual è la colpa? Cosa ha fatto di male la ragazza?
Perché i ragazzi vengono presi di mira a prescindere dal loro comportamento?
Non si può millantare di una gioventù trascorsa a combattere le proprie lotte e poi reprimere i giovani, al primo segno di dissenso.
I motivi che hanno portato allo sciopero Caterina e i suoi compagni sono legati a ciò che sta accadendo in Palestina. Non ne parla la stampa, non ne parla la televisione: hanno deciso di parlarne loro, gli studenti.
Hanno deciso di dare una mano a montare le tende in Piazza San Marco, annunciandolo persino con anticipo.
Questo non è l’unica tematica per cui si batte il Collettivo K1, infatti mi è stato spiegato di come, durante l’anno, abbiano cercato di introdurre all’interno dell’orario scolastico, l’educazione sesso-affettiva, e di come stiano cercando da tempo di risolvere quella che è la condizione di stress ed ansia che aleggia per le classi, che colpisce sia studenti che insegnanti.
All’inizio dell’anno la scuola era stata occupata ed erano stati stretti degli accordi tra gli studenti e la dirigenza, che ovviamente non sono stati rispettati.
Abbiamo discusso anche della posizione che sta assumendo l’Italia verso la guerra, dato che proprio ieri, 21 maggio, il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha presentato una mozione di legge per reintrodurre la leva militare.
Per tutti quelli che tendono a fare di tutta l’erba un fascio e che credono che i ragazzi di oggi siano spenti e disinteressati, consiglio vivamente di parlare con persone come Caterina, con la ragazza che rischia di essere sospesa e con tutti i giovani che oggi sono ancora in piazza a protestare e a chiedere che li sia dato un mondo più giusto.
Spero che la testimonianza del Collettivo K1 vi abbia fatto cambiare idea, se foste prevenuti. A chi fosse già a conoscenza di questa così bella e forte gioventù, auguro che le parole di oggi, abbiano avuto lo stesso effetto che hanno avuto su di me: voler unire la propria voce, alle tante già presenti dei ragazzi.
“From the river to the sea, Palestine will be free”
Luca Baldi