I Nasoni di Roma veri gioielli d’acqua

Incastonati nel cuore pulsante della Città Eterna, come gemme preziose in un antico scrigno di pietra, i nasoni di Roma rappresentano molto più di semplici fontanelle. Sono custodi di una storia millenaria, testimoni silenziosi di un’epoca in cui l’acqua era non solo un bene prezioso, ma un vero e proprio simbolo di vita e di civiltà.

Nati dall’ingegno e dalla lungimiranza di un’amministrazione lungimirante, alla fine del XIX secolo, i nasoni si diffusero per le strade e le piazze della città, come oasi di frescura in un deserto di pietra. La loro forma caratteristica, un lungo beccuccio ricurvo che ricorda un naso, li rese immediatamente riconoscibili e amati dai romani.

Ma i nasoni non sono solo oggetti funzionali. Sono veri e propri monumenti, opere d’arte che si integrano perfettamente nel paesaggio urbano. La loro linea essenziale, la loro patina segnata dal tempo, li rendono unici e inconfondibili. Ogni nasone è una piccola scultura, un gioiello di ghisa che racconta una storia.

Immaginatevi un caldo pomeriggio romano. Le strade sono deserte, il sole picchia implacabile sul selciato. All’improvviso, si scorge un nasone. Con un gesto rapido, si afferra il beccuccio e si porta alle labbra. Un fresco getto d’acqua scivola sulla gola, dissetando corpo e anima. È un momento di pura semplicità, un gesto ancestrale che ci riconnette alle nostre origini.

I nasoni sono stati testimoni di gioie e di dolori, di trionfi e di sconfitte. Hanno visto passare generazioni di romani, ciascuno con le proprie storie e i propri sogni. Sono stati punto d’incontro per innamorati, rifugio per stanchi viandanti, fonte di ristoro per chi lavorava nei campi.

Oggi, i nasoni continuano a svolgere la loro funzione, offrendo acqua fresca e pulita a chiunque ne abbia bisogno. Ma sono anche un simbolo di un’epoca passata, un ponte tra il passato e il presente. Visitare Roma e non bere un sorso d’acqua da un nasone è come non aver mai visitato veramente la Città Eterna.

Aurora Ercoli