Canto per Europa

“Ormai attraversa il mare libero senza sbarre né reticolati. Sapeva sostenere tutta sola il peso del soffitto della notte”. Versi bellissimi sulla quarta di copertina del libro di Paolo Rumiz “Canto per Europa” edito da Feltrinelli.  Racconta la storia incredibile di Europa, imbarbarita e senz’anima, irriconoscibile, come lo è adesso la cara vecchia Europa. Una volta culla della civiltà e delle libertà, ora trasformata in continente alla deriva, del razzismo e della intolleranza. Una Europa senza radici a cui quattro Argonauti, nomadi incalliti, cercano di ritrovargli la memoria, e con essa le sue nobili origini. Girano, anzi navigano, di porto in porto, nel Mediterraneo, pieno di corpi gonfi d’acqua, di migranti affogati, per cercare un barlume di umanità, in grado di accogliere genti in fuga.

Paolo Rumiz, triestino, scrittore e gran viaggiatore, ci racconta una storia nella storia, la cui morale è unica: far rinsavire Europa. Sia Europa della mitologia, sia Europa patria della civiltà perduta, che ora mette ai propri confini reticolati di filo spinato, cani che sbranano, muri di cemento e sbarramenti di ferro. Muri crollati con il crollo della Unione Sovietica, muri ricostruiti per bloccare e respingere migranti in fuga dalla sponda opposta del mare nostro. Una Europa senza dignità, che offende l’Europa che ha battuto il nazismo. Una Europa che pensa a se stessa, che non ha più umanità, che no tende la mano. Una Europa respingente.

“Puntammo dritti verso Kos, in territorio greco. La distanza dall’Asia era brevissima, ma proprio quella breve distanza era letale. Mille e mille altri avevano tentato in quelle poche miglia l’avventura con barche di fortuna a caro prezzo: gli Ultimi sbattuti tra le onde dalle mafie feroci d’Anatolia. È proprio in quel diaframma maledetto il mare ci tradì…”

Emanuele Caldarelli