Venezia: capitale mondiale dell’architettura intelligente

“L’ambiente costruito è tra i maggiori responsabili delle emissioni atmosferiche. In questo senso, all’architettura si può imputare gran parte del degrado ambientale del nostro pianeta.” Sono parole di Carlo Ratti, direttore del Senseable City Lab del MIT di Boston, che ha avanzato alcune proposte durante la Biennale Architettura di Venezia. L’edizione 2025 della Biennale, presentata dal presidente Pietrangelo Buttafuoco e dallo stesso Ratti, che ne è il curatore, avrà il titolo Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva.

“La Mostra Internazionale di Architettura sarà dedicata all’ambiente costruito e alle numerose discipline che lo plasmano”, annuncia Ratti. “L’architettura è al centro di queste discipline, ma non è sola: deve integrarsi con l’arte, l’ingegneria, la biologia, la scienza dei dati, le scienze sociali e politiche, le scienze planetarie e altre discipline, connettendosi alla materialità dello spazio urbano.”

Ma perché questo titolo connette l’intelligenza con l’architettura? “Da intelligens deriva il moderno termine ‘intelligenza’”, spiega ancora l’architetto. “Questa scelta indica un’espansione delle associazioni di significato. La sillaba finale, gens, significa ‘gente, persone’: da qui emerge un’immaginaria radice alternativa che suggerisce un futuro dell’intelligenza multiplo e inclusivo, che vada oltre i limiti dell’odierna focalizzazione sull’IA.”

Da maggio a novembre 2025, Venezia sarà dunque la capitale mondiale dell’architettura intelligente. “Nel titolo Intelligens convergono significato e segno”, aggiunge Buttafuoco. “Se l’intelligenza è alla base del processo evolutivo dell’individuo, l’architettura è lo spazio in cui essa può dispiegarsi, in costante negoziazione con il territorio. Enunciando funzioni, disegnando simbologie e favorendo relazioni, l’intelligenza costruisce architetture in termini etici, estetici e, soprattutto, ecologici. Non per nulla, il termine greco oikos significa sia ‘casa’ sia ‘ambiente’. Ratti si chiede quindi: saremo in grado di progettare edifici intelligenti come alberi?”

Di fronte all’accelerazione della crisi climatica, dobbiamo rassegnarci a questo ruolo di architettura ‘pecora nera’ o siamo ancora in grado di offrire soluzioni sostanziali, efficaci e rapide da realizzare? “La mostra proverà a tracciare nuove rotte per il futuro”, risponde Ratti, “suggerendo una gamma di soluzioni ai problemi più pressanti del presente. Metterà insieme una raccolta di proposte sperimentali, ispirate da una definizione di intelligenza come capacità di adattarsi all’ambiente con risorse, conoscenze o potere limitati. Oggetti, edifici e piani urbani saranno disposti lungo l’asse di un’intelligenza multipla e diffusa, naturale, artificiale, collettiva. Alcune idee falliranno, ma altre potranno indicare percorsi promettenti. La mostra immagina gli architetti come ‘agenti mutageni’ capaci di innescare e dirigere processi evolutivi. Imparando da molteplici discipline scientifiche e avanzando per prova ed errore, questa mostra punta ad accelerare la trasformazione del presente, alla ricerca di futuri migliori.”

Venezia si propone inoltre come agente speciale nella formazione dei nuovi architetti attraverso la seconda edizione di Biennale College Architettura, dedicata a studenti, laureati e professionisti emergenti under 30. Il workshop avrà inizio a settembre 2024.

Quattro le linee guida su cui si basa la narrazione di Intelligens: “La transdisciplinarità”, spiega Ratti. “I progetti architettonici promuoveranno collaborazioni tra professionisti diversi, per far progredire la conoscenza scientifica. Il secondo pilastro è il laboratorio vivente: nel 2025, il Padiglione Centrale ai Giardini sarà in fase di ristrutturazione e sarà sostituito da progetti speciali capaci di trasformare porzioni di Venezia e le aree esterne delle sedi della Biennale in living lab, dove far convergere forme di intelligenza molteplici. Poi c’è la raccolta di idee: adottare un approccio collaborativo alla progettazione è fondamentale, specialmente in un momento di crisi. Il sito web della Biennale ha aperto uno spazio per raccogliere idee e ampliare l’eterogeneità di voci, visioni e suggerimenti. Infine c’è il protocollo di circolarità: la mostra si propone di raggiungere ambiziosi obiettivi di circolarità. Attraverso l’elaborazione di un Manifesto della Circolarità, verranno definite linee guida precise, delineando un nuovo standard per future manifestazioni culturali.”

I paesi partecipanti sono chiamati ad affrontare il tema comune ‘Un luogo, una soluzione’: “Per mettere in luce come l’ingegno umano possa fornire risposte alla sfida chiave del nostro tempo”, conclude Ratti. “Una sfida che può essere affrontata solo in modo collaborativo, con una pluralità di approcci. In tutto il mondo città e territori stanno rapidamente evolvendo in risposta ai cambiamenti climatici. Costrette a fronteggiare problemi urgenti – innalzamento dei livelli del mare, isole di calore urbane, eventi meteorologici estremi, protezione delle popolazioni più vulnerabili – le comunità locali sono oggi all’avanguardia nei processi di innovazione nell’ambiente costruito.”

Aurora Ercoli

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