Il costo della crisi climatica, la cecità dei “conservatori”
Sono stati recentemente resi noti i costi della crisi climatica: in senso economico, ovviamente, con riferimento al costo degli eventi estremi, perché quello in termini di qualità della vita – se non di sopravvivenza – non li ha calcolati nessuno.
Lo studio non è opera di un improvvido gruppo di “gretini”, ma di The European House Ambrosetti, quelli del forum di Cernobbio, un’accolita di economisti e manager, apparentemente (o forse no?) più interessati ai problemi finanziari che non a quelli ecologici. Sta a vedere che anche loro si sono accorti che la crisi climatica costa e pesa sulle possibilità di sviluppo?
Sembra che il prezzo più alto in Europa lo paghino gli italiani: 284 euro pro capite, più del doppio dei 116 della media europea. Francesi e tedeschi hanno danni minori, gli spagnoli quasi quanto noi. Le differenze sono ascrivibili al peso dell’agricoltura nella nostra economia e alla maggior fragilità del territorio. Comunque, dal 2015 ad oggi queste cifre sono quasi quintuplicate per tutti: proprio così, in meno di dieci anni un aumento del 490%.
A questo punto, uno si aspetterebbe che il nostro governo si mettesse alla testa di quanti vogliono un green deal europeo, e si battesse per ridurre le emissioni e difendere il territorio, pur di ridurre questo primato, questa ignobile tassa occulta.
Invece no.
Già l’Italia aveva votato contro la Nature Restoration Law, voluta dall’UE per difendere i territori del vecchio continente: una legge prudente, progressiva, del tutto priva del “fanatismo estremista dei verdi e delle sinistre”, come recita il mantra dei nostri governanti. Con coerenza degna di miglior fine, i due partiti di destra-destra (FdI e Lega) hanno votato contro l’elezione di Ursula von der Leyen a presidente della Commissione Europe perché votata anche da verdi e socialisti europei che, come è noto, sono fanatici ambientalisti.
Essendo infatti conservatori, i due partiti italiani vogliono conservare lo stato attuale, compresa la crisi climatica, i danni al territorio, la siccità che si alterna alle alluvioni, i gravi problemi dell’agricoltura. D’altronde, mi chiedevo da tempo che cosa volessero conservare, per potersi fregiare di quel titolo. Evidentemente, oltre alle diseguaglianze sociali, ai privilegi dei pochi, alla sanità privata, a un’istruzione carente, vogliono conservare anche lo sfascio ambientale. E conservare e, magari, recuperare il benessere delle persone, la biodiversità, la fertilità del suolo, la sicurezza del territorio? Questo no, proprio non ce la fanno.
Non vogliono “mettere le mani nelle tasche degli italiani”, ma guai a ridurre quei 284 euro pro capite di prelievo occulto, a carico di tutti, neonati, bambini e incapienti compresi.
Cesare Pirozzi