Il Naufragio di Crotone e il ricordo di Tonino Bello

Nel naufragio di Crotone è morto un neonato.

Tra le 63 vittime accertate della tragedia c’era un neonato.

Soltanto questa notizia, la morte di un neonato, dovrebbe fare immediatamente cessare tutte le guerre del mondo.

I popoli dovrebbero riunirsi tutti, con i loro rappresentanti, per cercare una soluzione radicale a questo continuo flusso di morte nel Mediterraneo, e non solo.

Ma gli uomini, dicevano i saggi tra gli indiani d’America, e lo dicevano guardando noi occidentali, sono dannati e rosi dall’interno da una voragine di vuoto che li divora e che li rende ciechi.

Io sono ignorante. Non comprendo nulla di geopolitica, di flussi migratori, di politica estera, niente di niente: comprendo solo le mie budella che si torcono se mi immagino il cadavere di un neonato.

Io ho visto due cadaveri nella mia vita: quello di una donna africana, in Kenya, e quello di mio nonno. È stata un’esperienza micidiale, e se mi immagino il cadavere di un neonato provo sensazioni che non riesco a descrivere con le parole delle lingue umane.

Siamo in un’epoca di profonda mutazione antropologica. Il ceppo europeo, formatosi dalla mistione tra popolazioni romane e barbariche tra il III e il VI secolo d. C. è oramai un legno arido e secco, e non potrà che fondersi, come già sta avvenendo da decenni, coi nuovi popoli che, per sfuggire a una miseria che il nostro occidente non ha mai seriamente combattuto, sbarcano in Europa.

Nel 2050 il Censis nel suo ultimo rapporto ci parla di aule di scuola vuote, di mancanza di giovani nelle scuole di specializzazione, nelle università.

Nel 2050 la Nigeria avrà gli stessi abitanti degli Stati Uniti d’America. La maggior parte saranno giovani, saranno poveri, e avranno un’energia e una forza fisica straripante che noi già ora ci sogniamo.

Sono più forti, sono di più, e sono nella miseria. È lo stesso processo avvenuto coi Germani alla fine dell’Impero di Occidente, e si sta già ripetendo: ne uscirà, tra questi popoli e tra noi europei, un popolo nuovo.

Guardate, queste cose le diceva già il grande Tonino Bello all’inizio degli anni 90. Vi ricordate le sue grandi marce per i migranti albanesi che venivano nel nostro paese, quando il grande vescovo era già malato di cancro?

Il vescovo Tonino aveva già chiara l’esigenza che tutta l’Europa si occupasse di questa enorme mobilitazione epocale, e non per buonismo, ma per puro pragmatismo politico animato dal lievito del vangelo.

Erano i primi anni 90. Che cosa è stato fatto?

Giacomo Fagiolini

 

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