Una modesta proposta

Ormai s’è capito: la dottoressa Apostolico si comporta male. Non solo mette in dubbio i decreti del governo, ma si è permessa di partecipare ad una manifestazione a favore dei migranti sequestrati a bordo della Diciotti. Ha persino proclamato di essere antifascista. Come dar torto a chi la ritiene un magistrato inaffidabile, di parte?

In effetti Salvini, seppure un po’ rozzamente, pone un problema rilevante. I giudici, sono uomini e donne con le loro debolezze, con i loro pregi e difetti, ma sono anche cittadini con le loro idee politiche. Quindi è facile pensare che un magistrato che si sente antifascista e magari vota per un partito di sinistra sia influenzato, quando poi veste la toga, dalla sua tendenza politica. D’altronde questo vale anche per quelli che hanno un orientamento politico di destra e per quelli che si sentono tutt’altro che antifascisti. Ad essere coerenti, dobbiamo pensare che anche questi ultimi siano inaffidabili, se è vero che avere un orientamento politico rende un giudice inaffidabile. La conclusione logica, seguendo la regola del sillogismo aristotelico, è che tutti i giudici, che non si sottraggono al loro dovere di elettori secondo una inevitabile inclinazione politica, sono inaffidabili.

E se poi un magistrato fosse omosessuale? Si renderebbe conto di essere “anormale” (come dice Vannacci) o sarebbe più o meno consapevolmente di parte?

Poi si potrebbe anche pensare che i magistrati cristiani, ebrei o (Dio non voglia!) musulmani siano influenzati dal loro credo religioso, soprattutto se lo manifestano pubblicamente andando in chiesa, in sinagoga o in moschea. Che quelli biondi parteggino per i biondi e quelli dalla pelle scura (oggi sono pochissimi, ma domani con la sostituzione etnica…) siano inaffidabili per quelli che meglio “rappresentano l’italianità”, per usare di nuovo le parole di Vannacci.

E che dire poi di quegli umani difettucci che Freud definiva psicopatologia della vita quotidiana?

Non vorrei essere nei panni del ministro Nordio: come riformare una giustizia che fa acqua da tutte le parti, perché affidata a una categoria eterogenea e difettosa come i magistrati?

A ben pensarci, però, una soluzione ci sarebbe.

Basterebbe affidare i processi all’intelligenza artificiale, implementando in un sistema neutro, come quello informatico, tutte le leggi italiane ed europee – che sono talvolta prevalenti – i codici di procedura, le sentenze della Cassazione eccetera eccetera.

Pensate un po’: la giustizia diventerebbe velocissima e, finalmente, giusta, scevra dei personalismi, dei pregiudizi e – perché no? – della psicopatologia di tanti magistrati!

Entusiasta di questa idea, ne ho parlato con un amico avvocato, per sentire che cosa ne pensasse.

Lui subito si è stizzito: “ma vuoi proprio che io muoia di fame? non capisci che anche gli avvocati sarebbero ridotti ad un ruolo marginale?”. Poi, con più calma mi ha spiegato che un’intelligenza artificiale è troppo neutra, disumana, inflessibile; la giustizia non è più tale senza umanità. “E poi – ha aggiunto – una riforma così non la farebbero mai: l’intelligenza artificiale sarebbe impossibile da condizionare, non avrebbe alcun precedente da mettere in un dossier, non darebbe alcun appiglio per un’eventuale campagna mediatica. Magari finirebbe per condannare anche le persone… tu mi capisci… che è meglio non condannare. Magari, Dio ne liberi, farebbe finire in galera anche qualche grande evasore fiscale. Per la politica è meglio tenersi i giudici in carne ed ossa, pazienza se talvolta sfuggono al controllo. E poi, è meglio una giustizia lenta, che garantisca una provvida ed opportuna prescrizione, quando tutte le difese hanno fallito”.

Non ho potuto non ammettere che aveva ragione. Qualche volta si tende a dimenticare la realtà, ci si lascia trasportare dall’entusiasmo!

Perciò teniamoci anche la dottoressa Apostolico, con buona pace di Salvini e della basita Meloni.

 Sardonicus

 

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