Yasmine aggrappata alla vita
Tre giorni in mezzo al mare. Tre giorni aggrappata ad una camera d’aria di bicicletta. Tre giorni lunghi, interminabili, nell’oscurità della notte, tra le onde. Sola. Sola in mezzo al mare, dove aveva visto affogare le 44 persone che erano con lei sul barchino. Yasmine, 11 anni, sopravvissuta ad un drammatico naufragio. Per tre giorni alla deriva, senza acqua e senza cibo. Unica superstite del naufragio.
Yasmine proviene dalla Sierra Leone, era partita dalla Tunisia, da Sfax, è stata recuperata dal velierio Trotamar III, della ong Compass collettive. È riuscita a tenersi a galla grazie ad una camera d’aria di bicicletta, che le avevano attorcigliato alla vita, e un giubbetto di salvataggio.
Ora Yasmine è approdata a Lampedusa e affidata alle cure mediche. È spaventata, affamata e infreddolita, ma un leggero sorriso gli vela il viso. Sola in mezzo al Mediterraneo, per tre lunghi giorni e tre lunghissime notti. Senza nessuno che la potesse aiutare a capire cosa stava succedendo. Perché era lì? Tra le onde furiose di un mare sconosciuto. I suoi familiari, partiti con lei non c’erano intorno a lei. Non li vedeva. Non vedeva i suoi fratelli, sua madre che le aveva legato in vita la camera d’aria di bicicletta. La madre che immaginava cosa sarebbe successo. La madre che è madre sempre, anche quando per salvare i figli, muore in mezzo al mare. Ma la piccola Yasmine no. Yasmine non doveva morire. Aveva solo una camera d’aria di bicicletta, è riuscita a gonfiarla con la bocca, soffiando e soffiando tutta l’aria che aveva in corpo. Poi con le mani tremanti è riuscita a legarla intorno al corpo della piccola Yasmine, che non capiva a cosa servisse. Le ha messo anche un piccolo giubbotto salvagente. Aveva gli occhi umidi di pianto, le accarezzava i capelli, poi la baciata sulla fronte. Piangeva. Yasmine non capiva. Il mare si muoveva con rabbia. Le onde alte, sempre più alte. Il barchino dondolava, ma non come le giostre, dondolava che era difficile tenersi aggrappati. 44 persone, uomini, donne e bambini, che non riuscivano a tenersi. Il dondolio aumentava. Sul barchino acqua e acqua da tutte le parti. Onde fragorose si abbattevano sui volti spaventati, bagnati, affamati, infreddoliti fin dentro le ossa. Uno scossone, la barca si impenna, ricade in mare, poi piena d’acqua lentamente affonda, trascinando sul fondo le 44 donne, uomini e bambini che erano a bordo. Yasmine va giù anche lei. Ma dopo risale. La camera d’aria di bicicletta che la mamma le aveva attorcigliato addosso, la riporta a galla.
Poi il silenzio. Nessuno intorno. Il mare si placa. Vicino a lei solo l’oscurità della notte, le stelle nel cielo e il mare, tanto mare. Tre giorni e tre notti, solo una camera d’aria a salvargli la vita. Tre giorni di paura, di fame e sete. Tre giorni senza capire perché? Perché una bambina di 11 anni deve attraversare il mare per salvarsi la vita e poi morire nel mare? Yasmine non lo capisce, ma tra qualche anno lo capirà. Capirà che il mondo ha condannato lei e non solo lei, a morire per salvarsi la vita. Capirà che la sua vita è stata salvata da una camera d’aria raccolta tra i rifiuti dalla madre. E che mentre tutto questo accade, l’Europa sta a guardare, lasciando naufragare centinaia di persone in mezzo al mare.
Claudio Caldarelli – Eligio Scatolini