Assolutamente Folk
Assolutamente Folk. Assolutamente Folkstudio giovani, la rassegna ideata e diretta da Luigi Grechi all’Asino che vola di Roma, fa salire sul palco il vero cantautorato, con proposte innovative o già conosciute. “Se questa è una follia collettiva, sono contento di esserci dentro, quel tanto che basta per dire: io c’ero”.
Inizia il concerto, sale sul palco Rocco Rosignoli cantautore, polistrumentista di Parma, al suo primo concerto all’Asino che vola. Ad accompagnarlo un bravissimo Lucio Bardi. Rocco ci racconta del suo ultimo disco, Giglio Tigrato, delle sue canzoni, del suo impegno politico e sociale. Riarrangia Springesteen, sulle parole profonde e sofferte di una canzone tratta da Furore di Steinbeck. Sulla rabbia di Tom Jodd, vagabondo-sindacalista, schierato dalla parte dei più deboli. Rocco Rosignoli apre il concerto con un verso che colpisce “rosso colore…” per poi raccontarci della nonna ai tempi del primo dopoguerra, attraversando, con pensiero critico la globalizzazione che scava negli animi, lasciando vuoti culturali immensi. Violino, chitarra, ritmo, armonia, voce, ballate, si va dal menestrello del tardo medioevo alla profonda e intensa ricerca di voce e suono. Rocco riesce a condividere il suo sentire con la percezione del pubblico, la sincronia delle chitarre è fantastica, Lucio Bardi innesta una marcia in più al cantautorato di Rocco, lo rende fruibile e penetrante. Ma Rocco è anche qualcos’altro, è la voce che ricorda la strage di Bologna, ci indica l’ora esatta della esplosione: 10,25. In quella ora c’è tutta l’indignazione di una città che resiste. La voce di Rocco ci emoziona quando canta per i poveri, per coloro che invertono il paradosso che gli ultimi saranno primi, perché intanto sotto i ponti ci dormono gli ultimi. Non tralasciando un pensiero per la pace e contro la guerra. Un ottimo concerto al Folkstudio giovani di Roma, di Rocco Rosignoli, che piange al chiaro di luna, come un Pierrot.
Prima di lasciare il palco, Lucio Bardi ci emoziona con la canzone scritta da sua sorella Donatella: Case Nere. Lucio imbraccia la chitarra, la accarezza, ascolta le corde vibrare, sospira, coi con gli occhi lucidi, immensamente profondi, guarda il pubblico, e…la sua voce è il suono delle parole. Le parole di Donatella.
Subito dopo è la volta di Alessio Castelli Marino, il cantautore di Ostia, vecchia maniera, acustico, sincero, intenso e profondo, ormai di casa al Folkstudio giovani di Luigi Grechi. Alessio, accompagnato da due bravissimi musicisti, Andrea Moriconi e Lorenzo Mastromartino, apre con San Callisto per passare alla canzone del marinaio, ci prende per il bavero e ci scuote. Le sue canzoni raccontano la strada, ciò che accade sul lavoro, la sofferenza di chi resta. La quotidianità dei poveri a cui Alessio Castelli Marino, dona dignità. La sua voce, la chitarra e l’armonica rendono giustizia ai dimenticati e offesi dalla società. Il canto “de noantri pe voiantri”, per tutti quelli che giustizia non ottengono. Alessio, a loro, dedica una canzone per non farci dimenticare i soprusi e le ingiustizie che avvengono impunite. Così dedica una canzone a Rami, così dedica una canzone alla Palestina, ai morti innocenti di Gaza. Alessio non dimentica nessuno, canta per il muratore caduto dalla impalcatura e canta per la moglie del muratore che soffre, sola e piange. Ma riesce anche a dedicare una canzone ad una coppia di amici in lieta attesa. L’onestà e la sincerità musicale, sociale e etica sono un valore aggiunto alla professionalità e bravura, sia nei testi che nelle composizioni. Alessio Castelli Marino il folksinger, il cantautore, il fratello dei fratelli che tende la mano e non lascia nessuno indietro. Rema rema marinaio…dritto fino al tramonto e un altro giorno arriverà.
Claudio Caldarelli