L’apoteosi della musica d’autore
Esplosiva, passionale, malinconica, romantica, triste, gioiosa, intensamente profonda, la musica d’autore sale sul palco dell’Asino che vola di Roma, nel concerto “Noi non ci Sanremo” organizzato da Luigi Grechi con i Giovani del Folkstudio (www.giovanidelfolkstudio.org).
Una serata speciale, unica nel suo genere, per sottolineare l’importanza di esserci e cantare le proprie canzoni, la sera in cui inizia il festival di Sanremo. Noi non ci Sanremo, un concerto non in contrapposizione o alternativo, alla manifestazione dell’Ariston, ma un palco dove i migliori cantautori e cantautrici presentano le loro canzoni, le loro musiche, i loro testi. Sul palco anche Francesco De Gregori, fratello più piccolo di Luigi, canta tre canzoni, riscaldando il cuore al numeroso pubblico presente.
Come sempre tre open mic, ne ricordiamo uno per tutti, Mirko Paganini, tra De Andrè e Gian Maria Testa, riesce nell’intento di attirare l’attenzione sulla sua canzone. Tantissimi i cantautori che si sono avvicendati sul palco, ne ricordiamo alcuni, Leo Folgori accompagnato da Giacomo Ronconi, ci regalano un blues di altissimo livello, portandoci in un viaggio immaginario nelle sconfinate praterie americane, dove cavalcavano a pelo, senza sella, gli indiani d’America. Paolo Capodacqua, va oltre Claudio Lolli, ci commuove ricordandoci gli ultimi giorni del comandante Che Guevara. Lorenzo Lepore apre il “Noi non ci Sanremo” edizione 2025 con un pezzo che ci attrae. Siamo anche affascinati dalla bravissima Gaia Clarizia, passata dall’open mic dello scorso anno, ad essere una cantautrice-folk singer di grande rispetto. Daniele De Gregori, romantico, classico, con una cultura profonda, accompagnato dal talentuoso Lucio Bardi. Un duo che ci affascina in grado di penetrare, con intensità, negli interstizi dell’anima. Emilio Stella è l’esempio delle nostre origini, ci lega allo spirito libero del respiro musicale del cantautorato migliore. Emanuele Colandrea non tradisce il suo look, da strada, la vera strada della musica, senza orpelli, fuori dalla banalità, si muove la il vissuto e la trascendenza. Chiude la serata Fabrizio Emigli ultimo direttore artistico del Folkstudio giovani (www.giovanidelfolkstudio.org) della fine anni settanta. Esperienza e versalità che riportano la verità nel mondo.
Una serata magica, Luigi Grechi anche quest’anno ha saputo organizzare un grandissimo evento, tra la dimensione minima dell’esperienza spinta al senso vivo della vastità. Tantissimi i cantautori che si sono avvicendati sul palco, impossibile ricordarli tutti, ma grazie a loro, ai loro versi, si versi, perché i Giovani del Folkstudio (www.giovanidelfolkstudio.org) scrivono e cantano poesie. Versi liberi e di libertà, dove la denuncia sociale, cammina per mano con le nuvole del sogno e l’amore romantico. Una fusione ancorata ad una grande scuola cantautorale nata nel Folkstudio anni settanta e approdata fino a noi, con una nuova generazione di interpreti, entusiasti e febbrili artisti, alla ricerca di un linguaggio, capace di risvegliare le coscienze addormentate davanti ai televisori.
Un grande merito è aver saputo far ripercorrere l’intero cammino, ai giovani e meno giovani, realizzando un incrocio quieto e ardente tra testo e musiche, musicalità e armonie, tra verticalità e pacatezza. Una vera passione metafisica e quotidiana, vissuta sulle note di una chitarra.
Claudio Caldarelli