Dazi agli scrocconi?

Mi ha fatto una certa impressione sentire che, secondo due importanti membri del governo USA – con l’autorevole conferma del presidente Trump – l’Europa è patetica e scroccona. Ovviamente, da buon italiano, mi sono chiesto se non avessero ragione: noi siamo abituati a non dare niente per scontato, dopo i millenni di storia e i tanti cambiamenti che, nel bene e nel male, ci hanno forgiato. Forse è proprio vero che non ci va di combattere e che volentieri deleghiamo ad altri le rogne della difesa militare dei nostri interessi: cioè che ci approfittiamo di loro.

Mi sono anche chiesto, però, come mai gli americani abbiano accettato di sobbarcarsi per tanti decenni un onere così gravoso. Sono forse così generosi per natura? O forse sono stati ingenui e un po’ sciocchi, finché non sono arrivati Trump, Vance e Hegseth a svegliarli?

Forse è questo che l’attuale governo americano vuol far credere al mondo, per sostenere la tesi che i suoi predecessori fossero stupidi, corrotti e comunque inadeguati, come Trump dichiara ogni volta che ne ha l’occasione. Peccato che la stessa posizione di garante militare dell’Europa sia stata sostenuta da tutti i governi americani, compresi quelli repubblicani, fin dal famoso accordo di Yalta tra i vincitori della seconda guerra mondiale.

Ma forse gli americani hanno avuto la loro convenienza.

Prima di tutto, gli USA hanno assunto volutamente e consapevolmente la leadership geopolitica del mondo occidentale, in contrapposizione al blocco dell’Unione Sovietica e dei suoi alleati, della Cina e di buona parte del mondo arabo. Una tale posizione, ovviamente, porta con sé la necessità di un peso e di una spesa militare adeguati. In cambio, i Paesi alleati non si sono quasi mai opposti alle decisioni americane, anzi, hanno ceduto agli USA una quota della loro indipendenza e sovranità, fatte le dovute e infrequenti eccezioni. Certo, tale legame non era così rigido come nel Patto di Varsavia, ma comunque si è sempre fatto sentire.

Una seconda ricaduta di questa situazione è di tipo economico. L’industria militare statunitense ha realizzato profitti molto consistenti, con sensibili ricadute sul PIL.

Un recente studio di Mediobanca (non di un club di pacifisti) ci fa sapere che le 40 maggiori multinazionali del settore hanno avuto ricavi pari a 355 miliardi nel 2023, con un incremento del 7% rispetto all’anno precedente; e che in tutti questi anni l’aumento è stato ben superiore a quello del PIL, a riprova che questo settore cresce molto più degli altri. Il 68% di quei ricavi è andato all’industria americana, solo il 27% a quella europea. Il divario è ancora più evidente se si fa riferimento ai cinque maggiori produttori di sistemi “per la difesa”, che sono tutti americani,  ed hanno guadagnato più di 180 miliardi. Lo studio non prende in considerazione le aziende come quelle di Musk, che produce sistemi (come i satelliti) con impiego indirettamante militare.

Per non parlare, poi, di quanto gli USA hanno lucrato, attraverso la loro industria mililare, sulle guerre cui hanno partecipato.

In sostanza, la debolezza militare dell’Europa è un ottimo affare per gli USA; non voglio con ciò dire che sia stata programmata, ma ho come l’impressione che ci sia sempre stato una sorta di tacito accordo. A meno che non vogliamo pensare che I 15 presidenti che si sono succeduti dal 1945 ad oggi fossero tutti inclini a sprecare i soldi dei loro concittadini a beneficio di noi scrocconi.

Per finire, la più bassa spesa – e peso – militare dei Paesi europei ha dato agli USA la tranquillità di non dover temere alcuna minaccia al loro predominio politico-militare.

In sintesi, gli USA hanno ottenuto un vantaggio sia politico, sia economico dal fatto che i Paesi europei siano dipendenti dal loro ombrello difensivo; e personalmente sono convinto che, almeno finora, non avrebbero gradito un rilevante riarmo dei loro, diciamo così, gregari.

Non  voglio dire che tale dipendenza sia una cosa giusta, ma solo che essa è precipuamente nell’interesse degli USA.

Ciò detto, resta il fatto sgradevole di un linguaggio e di un modo di pensare grezzo e offensivo da parte di così alti rappresentanti del governo americano, compreso il presidente, che ha confermato pubblicamente di essere d’accordo con loro.

Per fortuna la nostra premier ci ha spiegato che quelle ingiurie non erano dirette al popolo europeo, ma ai loro rappresentanti politici. Una difesa piuttosto capziosa, direi servile nei confronti del governo americano. Comunque, non ho capito se, tra i politici europei scrocconi e patetici, fosse compresa anche lei. Dopo tutto, anche il governo italiano fa parte dell’Unione Europea.

Cesare Pirozzi