2020: un anno da NON dimenticare

Qualcosa su cui riflettere, dopo un anno terribile           

E’ nella natura umana desiderare di liberarsi in fretta delle esperienze negative, relegandole in un angolo sperduto della memoria. Tante espressioni sottolineano questa esigenza di non voler pensare a quanto di brutto sia successo, ma tutte partono del presupposto sbagliato: invece che far di tutto per cancellarli dalla memoria, i fatti terribili vanno ben ricordati, affinché non si commettano gli stessi errori, quando certi eventi dovessero ripetersi. Il più importante avvenimento del 2020, ovviamente è la pandemia da Sars Cov-19, perché questo evento planetario, oltre ai milioni di lutti personali, oltre ai danni economici, ha mostrato tantissimi aspetti sui quali è bene intervenire, ha fatto riscoprire l’importanza di parole quali “sanità”, “ricerca”, “istruzione”, spesso ripetute con noncuranza, quando in periodi di legge di bilancio se ne annunciavano i tagli. Magari vorremmo poterci svegliare una mattina, consapevoli che tutto sia finito, accantonando i brutti ricordi dei lutti, dei coprifuoco, dei distanziamenti sociali, dell’economia in crisi. Ma se cancellassimo questo evento terribile dalle nostre memorie, lo faremmo pure di ciò che lo ha causato, di ciò che lo ha amplificato e di tutte le conseguenze che ci ha portato.

Non solo il consumo di pangolini (o pipistrelli) in Asia ha causato tutto, ma pure la mancanza del rispetto di basilari norme igieniche, anche in occidente, nonché il negare la gravità del problema, il diffondere fuorvianti informazioni fasulle, hanno portato alla disastrosa situazione attuale. Non dobbiamo pensare ai soli tagli allo stato sociale, per spiegare la durezza dell’impatto della pandemia, ma sarebbe bene ragionare anche sulle precedenti scelte politiche che li hanno causati, in quantità e modalità. Analogamente, non bisognerebbe pensare ai soli danni economici causati dal necessario lockdown, ma ricordare bene che senza evasione fiscale non ci sarebbero stati né tagli al welfare del Paese, né tanti limiti alla capacità di supporto alle imprese danneggiate, da parte dell’esecutivo. E sarebbe bene ricordare quanto il dar voce agli insofferenti dei limiti imposti dal governo, per dar forza alle richieste degli imprenditori del tempo libero, abbiano accelerato i contagi, spingendo tante persone a comportamenti scellerati. Sarebbe importante imparare la dura lezione che questa piaga mondiale ci ha proposto: non si può relegare ogni scelta politica che condizioni il domani ai soli termini economici e non si deve accettare che in uno Stato qualcuno non faccia la sua parte, pagando quanto gli è richiesto.

Un domani, quando vedremo qualcuno evadere le tasse, invece che invidiarlo, lo dovremo segnalare affinché non tolga qualcosa alla comunità, cioè anche a noi. In futuro, quando sentiremo che la legge di bilancio prevederà tagli a sanità, istruzione o ricerca, dovremo scendere in piazza per far rivedere certe scelte: scuole ed ospedali efficienti, valgono più di qualche spicciolo in più di tasse. Se mai sentiremo un governo porre delle regole a salvaguardia della nostra salute, invece che lasciar blaterare gli insofferenti, discutiamo con loro: non è il caso che si sentano solo le voci di chi dissente, perché si rischia il generale mancato rispetto di queste. E, se sentiremo qualche politico pronunciarsi contro norme dettate da esperti, per raggranellare una manciata di voti in più, opponiamoci con tutti i mezzi: è probabile che così arrivi a condizionare il governo, rendendo meno incisivi i suoi interventi…

Di questo anno terribile, sarà bene ricordare tutto: i camion carichi di bare e le lacrime del collega che ha perso un suo caro; la rinuncia di ogni contatto e la perdita di ogni istintivo slancio, per salvaguardare chi si ama; teatri, cinema, ristoranti, negozi e altro, chiusi con la paura che non riaprano più; opinionisti più o meno esperti, raccontare le loro verità per assecondare le richieste di potenti; squallidi figuri che antepongono i propri interessi a quelli della comunità, contrapposti ai migliaia di volontari che si dedicano ad aiutare chi ha bisogno; il buco nero sociale dei contagiati ricoverati, ma anche l’abnegazione del personale sanitario, che lavora ben oltre il proprio stipendio; imprenditori del lusso che dal loro yacht si lamentano dei mancati guadagni (tassati in paradisi fiscali) e persone comuni che fanno donazioni a volontari disinteressati; politici inconcludenti la cui linea è priva di ogni logica se non quella di schieramento e amministratori, governanti, che cercano di fare la cosa giusta, tra umani dubbi e timori. E, soprattutto, sarà bene ricordare l’Europa che in questa pandemia forse ha riscoperto il senso della coesione, della solidarietà continentale, dell’importanza anche di altro che non la sola economia.

Da questo terribile 2020, si dovrà partire con una nuova consapevolezza, per il prossimo anno e per tutti i successivi, anche per rispetto verso coloro che sono morti, che hanno perso il lavoro, che hanno sofferto.

di Mario Guido Faloci

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