Se la politica è donna, si ode una voce che “urla” nel deserto delle Canarie
All’attuale contesto di crisi sociale, economica e turistica che sta colpendo l’Arcipelago Canario in consenquenza della Pandemia da Covid-19 si è sommato negli ultimi mesi il complesso cruccio dell’immigrazione… Sono infatti giunti sulle Isole più di 22000 clandestini!
In questa atmosfera di incertezza e di numerose domande senza risposta si ode l’unica voce fuori dal coro della politica “buonista”, è quella di una donna, una rivendicatrice dei diritti di tutti e soprattutto protettrice del suo popolo che rappresenta in veste ufficiale e in qualità di sindaco di un Comune nel sud di Gran Canaria: in una lettera inviata al Ministro dell’Inclusione, della Previdenza Sociale e delle Migrazioni, sottolinea il mancato rispetto della legislazione turistica e urbana delle Isole Canarie commesso dal dipartimento governativo che ha stanziato fondi o sovvenzioni a organizzazioni che forniscono servizi di assistenza ai migranti che soggiornano attualmente nei complessi alberghieri di Gran Canaria.
E’ necessario in questo difficile momento di crisi economica sollevare le sorti delle popolazioni locali tutte collegate, purtroppo, ai flussi turistici; bisogna adottare misure che consentano alle aree turistiche del Comune di recuperare la loro attività naturale, esortazioni presenti nella lettera in cui si riconosce altresì giusta la decisione presa più di due mesi fa dal ministero delle Migrazioni di ospitare i migranti negli stabilimenti turistici, come soluzione di urgenza sociale, non avendo in quel momento lo Stato delle strutture pubbliche in grado di rispondere all’incessante flusso di arrivi. Il sindaco continua con l’affermazione che “quello che nei primi istanti si è presentato come qualcosa di strettamente provvisorio è diventato un’alternativa di accoglienza quasi permanente” e che “il prolungamento di questi fatti sta divenendo un ulteriore e evidente ostacolo alla già debole ripresa dei nostri mercati turistici emergenti”.
L’utilizzo di strutture ricettive turistiche come centri di accoglienza sull’isola non dovrebbe essere possibile con l’autorizzazione amministrativa emessa da un ministro, è un fatto contrario a quanto previsto dall’articolo 23 della legge 2/2013, del 29 maggio, di rinnovo e ammodernamento turistico delle Isole Canarie.
“È dovere dei proprietari degli stabilimenti turistici assegnarli all’esercizio di attività turistiche, ricettive o complementari, secondo la classificazione dell’uso assegnato dalla pianificazione edilizia e la licenza ottenuta”.
Forse alcuni politici si sono dimenticati dell’esistenza di alcune normative di fondamentale importanza create per lo sviluppo e la tutela dei territori protetti: la legge 7/1995, sulla pianificazione del turismo delle Isole Canarie, che difende anche il dovere di rispettare l’uso turistico e descrive questa inosservanza come una gravissima violazione dell’articolo 75.14; oppure la legge 4/2017, del 13 luglio, sul suolo e gli spazi naturali protetti delle Isole Canarie (articolo 372.3.b).
A questo mancato rispetto dell’uso turistico di complessi di appartamenti e hotel si aggiunge che il Ministero delle Migrazioni finanzia la sua attività di centri di accoglienza migranti concedendo strumenti economici alle diverse organizzazioni che forniscono assistenza a queste persone. Lo Stato dovrebbe essere obbligato ad annullare tali sovvenzioni per aver indebitamente destinato alcuni fondi a differenti centri di costo, come riconosciuto dalla legge 38/2003 del 17 novembre sulle sovvenzioni. In altre parole, non possono essere concesse sovvenzioni per finanziare centri di accoglienza per migranti se utilizzati abitualmente come istituti turistici.
Per questo motivo la Sindaca ha esortato le Amministrazioni competenti a verificare che le sovvenzioni o i fondi che concedono siano utilizzati nel pieno rispetto della legislazione turistica e urbana della Comunità autonoma delle Isole Canarie. Va inoltre ricordato che il termine annunciato alla fine del mese scorso è il 31 dicembre 2020 come scadenza affinchè gli alberghi e i complessi di appartamenti del Comune non continuino ad ospitare i migranti che arrivano sulle coste dell’isola e questi siano trasferiti in strutture debitamente condizionate dello Stato.
Tuttavia, al momento si ritiene improbabile una ripresa del settore se le strutture ricettive turistiche continuano a sviluppare un’attività di centri di accoglienza.
di Tommasina Guadagnuolo